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“Goal in Rete”: cinque reti nazionali alleate per educare alla pace e sostenere le comunità locali

Il MoVI guida un partenariato nazionale per rafforzare i gruppi territoriali e promuovere comunità educanti, solidali e competenti

    Il MoVI – Movimento di Volontariato Italiano è capofila di “Goal in Rete”, un progetto di respiro nazionale che riunisce cinque reti storiche del volontariato popolare (MoVI, CIPSI, ACMOS–I Care, AICAT e CILAP), insieme ad associazioni e realtà territoriali impegnate nella costruzione di comunità solidali. L’obiettivo centrale del progetto è attivare un’organizzazione condivisa fra le reti per rafforzare la capacità di sostenere l’azione dei gruppi locali, nella prospettiva dello sviluppo locale sostenibile e della promozione di comunità educanti, generative e competenti. Il progetto è stato finanziato dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali nell’ambito dell’Avviso pubblico 2/2023. Un Paese in movimento: la mappatura delle iniziative per la pace - Nelle ultime settimane, le attività educative sulla pace e sui diritti umani hanno vissuto un forte impulso in tutta Italia. Un primo “esperimento” di mappatura promosso da Goal in Rete ha raccolto e reso visibili decine di iniziative spontanee, confermando la volontà di scuole, associazioni e cittadini di costruire un futuro fondato sulla nonviolenza, sul dialogo e sulla giustizia sociale. L’iniziativa, diffusa tramite un passaparola capillare, ha coinvolto oltre trenta associazioni, quaranta città, decine di scuole e centinaia di classi. A Milano, per esempio, l’Istituto Comprensivo Italo Calvino ha dato vita al progetto “Colori di pace”, in cui dieci classi hanno sperimentato giochi di ruolo sulla gestione dei conflitti e laboratori dedicati al linguaggio del corpo. A Reggio Calabria, invece, il MoVI accompagna da tempo un istituto superiore in percorsi formativi su cittadinanza attiva e diritti. Molto significativo anche il contributo del Movimento di Cooperazione Educativa, che ha animato un movimento ampio e inatteso con la realizzazione delle “Lettere di pace”: centinaia di scuole in 38 province hanno coinvolto bambini e ragazzi nella scrittura di messaggi indirizzati ai capi di Stato e all’ONU. Parallelamente, la storica Carovana dei Pacifici, nata dalla Casa delle Arti e del Gioco di Mario Lodi, continua a rinnovarsi grazie alla creatività di scuole, biblioteche e associazioni; tra le iniziative più recenti spicca “Sole sui frutti di pace” in Bosnia Erzegovina. Non sono mancati i collegamenti con i territori colpiti dalle guerre: il MoVI e il MEAN hanno infatti portato una missione di solidarietà in Ucraina con la partecipazione di 110 volontari, mentre l’ONG Vento di Terra continua il proprio impegno verso Gaza. Anche la dimensione della giustizia climatica si intreccia con questo quadro: la Ong CeVI, di Udine, ha partecipato alla Cupola dei Popoli — in parallelo alla conferenza ONU sul clima — promuovendo attività sulla sostenibilità e sulla demilitarizzazione in venti istituti scolastici della provincia. La redazione di Comune, insieme alla web radio People Help the People di Palermo, ha raccolto e raccontato molte di queste esperienze attraverso una serie di podcast diffusi oggi, in occasione della Giornata mondiale dei diritti umani. Un modello di partenariato per comunità più forti - “Goal in Rete” rappresenta un nuovo modo di lavorare insieme tra reti nazionali e realtà territoriali. Al progetto partecipano infatti, oltre alle cinque reti promotrici, partner operativi quali ACMOS APS, Oghogo Meye ODV, AICAT ODV, MoVI FVG ODV, MoVI Lazio ODV, CEVI ODV, PHP APS, Casa dei Diritti Sociali ODV, MoVI Reggio Calabria ODV, APS Prato in Fiera e Persone Comuni APS. Collaborano inoltre CIPSI, CILAP, VIM, CNELP e GMA. Il progetto promuove la condivisione di percorsi di studio e formazione che mettono al centro la generatività, la partecipazione e gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile, con l’intento di rafforzare capacità, strumenti e visione delle realtà che quotidianamente animano i territori. Verso una rete nazionale stabile e generativa - Con Goal in Rete, le organizzazioni coinvolte intendono consolidare un modello nazionale di cooperazione, capace di sostenere in modo continuativo i gruppi territoriali, valorizzare le loro buone pratiche e alimentare un ecosistema sociale ed educativo più forte, coeso e orientato al futuro.

Giubileo dei detenuti: chiediamo clemenza e umanità nelle carceri italiane

A buon diritto, Acli, Antigone, Arci, Cgil, Confcooperative Federsolidarietà, Conferenza dei Garanti territoriali delle persone private della libertà, Conferenza Nazionale Volontariato Giustizia-CNVG, Coordinamento Nazionale Comunità Accoglienti-CNCA, Forum Droghe, Gruppo Abele, L’altro diritto, La Società della Ragione, Legacoopsociali, Movimento di Volontariato Italiano-MOVI, Movimento No Prison, Nessuno tocchi Caino, Ristretti Orizzonti si rivolgono con un appello al Parlamento, al presidente della Repubblica, al ministero della Giustizia e ai magistrati di sorveglianza.

Il 6 febbraio 2026, a Roma, assemblea pubblica sullo stato delle carceri italiane

A buon diritto, Acli, Antigone, Arci, Cgil, Confcooperative Federsolidarietà, Conferenza dei Garanti territoriali delle persone private della libertà, Conferenza Nazionale Volontariato Giustizia-CNVG, Coordinamento Nazionale Comunità Accoglienti-CNCA, Forum Droghe, Gruppo Abele, L’altro diritto, La Società della Ragione, Legacoopsociali, Movimento di Volontariato Italiano-MOVI, ⁠Movimento No Prison, Nessuno tocchi Caino, Ristretti Orizzonti lanciano un appello – intitolato “Giubileo dei detenuti: chiediamo clemenza e umanità nelle carceri italiane” – in cui chiedono un provvedimento di clemenza che riduca il numero dei detenuti nelle carceri italiane.

La condizione negli istituti penitenziari italiani è drammatica. Si contano circa 63.500 detenuti stipati nei 46.500 posti effettivamente disponibili. Nel 2025 ci sono già stati 74 suicidi di persone detenute (oltre a due suicidi di agenti di polizia penitenziaria e due di operatori sociali) e 47 decessi le cui cause sono ancora da accertare. Nel 2024 i Tribunali di sorveglianza hanno accolto oltre 5.800 istanze per condizione di detenzione disumana e degradante, contraria all'articolo 3 della Convenzione europea dei diritti umani sulla proibizione della tortura. Il carcere si è chiuso drammaticamente all’esterno, i detenuti trascorrono in celle inabitabili quasi l’intera giornata e la comunità esterna è disincentivata a collaborare. Una situazione che crea uno stato di frustrazione e burnout anche nelle persone che lavorano all’interno del contesto penitenziario.

Per queste ragioni i promotori dell’appello si rivolgono al Parlamento perché approvi un provvedimento di clemenza che permetta la riduzione immediata del numero dei reclusi, al presidente della Repubblica perché eserciti una consistente concessione di grazie come alcuni dei suoi predecessori, ai magistrati di sorveglianza affinché concedano per questo Natale tutti i giorni di permesso premio disponibili ai detenuti che già ne godono. Inoltre, si invita il ministero della Giustizia a umanizzare, come sancito dalla Costituzione e dalle convenzioni per i diritti dell’uomo, e modernizzare l’esecuzione della pena, e ad aprire il più possibile il carcere al mondo del volontariato, alle associazioni, alle cooperative, agli enti locali, alle scuole, alle università.

L’iniziativa viene presentata anche in vista del Giubileo dei detenuti che si svolgerà dal 12 al 14 dicembre del 2025 In Vaticano. Le parole usate da papa Francesco nella Bolla di indizione del Giubileo 2025 sono chiare: “Propongo ai Governi che nell’Anno del Giubileo si assumano iniziative che restituiscano speranza; forme di amnistia o di condono della pena volte ad aiutare le persone a recuperare fiducia in sé stesse e nella società; percorsi di reinserimento nella comunità a cui corrisponda un concreto impegno nell’osservanza delle leggi”. Un’esortazione a cui, ad oggi, non è stato dato alcun seguito concreto.

I promotori dell’appello danno, poi, appuntamento a tutti coloro – associazioni di volontariato, enti del terzo settore, operatori, volontari, cittadini, organizzazioni della società civile – che ritengono che da questa drammatica situazione si debba uscire una volta per tutte, e che sono disponibili a dare un loro contributo, a partecipare all’assemblea pubblica che si svolgerà il 6 febbraio 2026 a Roma.

"La crisi delle carceri italiane - ricorda il presidente del MoVI, Gianluca Cantisani - non è un’emergenza interna al sistema penitenziario: è una questione sociale che riguarda tutti. La clemenza è uno strumento concreto per restituire dignità a persone oggi private non solo della libertà, ma spesso anche di condizioni di vita accettabili. Con la nostra esperienza nel mondo del volontariato lo abbiano notato spesso: dove la comunità entra in contatto con le persone, si riduce l'isolamento e aumentano le possibilità reali di cambiamento. Uomini tra gli uomini. Il Giubileo dei detenuti è l'occasione per avviare una riforma delle condizioni nelle carceri italiane. Ogni essere umano ha il diritto di essere rispettato, compreso e aiutato nella reimmissione sociale. Umanizzare la pena significa rafforzare la giustizia sociale.

Dieci anni di Scuole Aperte e Partecipate: il MoVI lancia il Decalogo per l’Orizzonte 2030

Al termine della Conferenza Nazionale del MoVI, le realtà italiane che hanno preso parte al progetto firmano il manifesto che guiderà la trasformazione delle scuole in spazi di bene comune.

Si è conclusa ieri a Roma la Conferenza Nazionale organizzata dal MoVI – Movimento di Volontariato Italiano per celebrare e discutere i dieci anni del progetto “Scuole aperte e Partecipate”. Un appuntamento che ha riunito le diverse realtà nazionali che nel corso degli anni hanno dato vita, in oltre quindici città italiane, a una rete di scuole che si aprono al territorio, restituendo alla comunità spazi vivi di cittadinanza, partecipazione e inclusione. Nato nel 2015 dall’esperienza dell’Associazione Genitori Scuola Di Donato di Roma, il progetto ha via via trasformato gli edifici scolastici in luoghi di socialità, educazione e cura condivisa. Le Scuole aperte e partecipate sono sorte per rispondere a un bisogno semplice e profondo: fare della scuola un bene comune. In un tempo segnato da disuguaglianze educative e solitudini sociali, l’apertura oltre l’orario scolastico ha restituito alle scuole il loro ruolo originario di presidi civici e culturali, capaci di costruire legami, prevenire marginalità e generare comunità. Il progetto ha messo in rete scuole, famiglie, enti locali e associazioni, dando vita a una comunità educante nazionale. Attraverso patti educativi, co-progettazioni e reti territoriali, le Scuole aperte e partecipate hanno dimostrato che l’educazione non è un servizio da erogare, ma un processo da vivere insieme. Dopo dieci anni di sperimentazione e di pratiche condivise, il MoVI rilancia la sfida per l’Orizzonte 2030: trasformare almeno mille scuole italiane in spazi di bene comune, aperti alla partecipazione dei cittadini, dove educazione, inclusione e democrazia si intrecciano. All’interno della Conferenza Nazionale, le realtà che animano la rete hanno lavorato in modo condiviso alla definizione del Decalogo delle Scuole Aperte e Partecipate, un manifesto di valori e impegni ispirato al Vademecum nazionale delle buone pratiche e pensato per orientare le politiche educative e sociali dei prossimi anni. Il Decalogo si articola in dieci principi che guidano la trasformazione delle scuole in motori di comunità, innovazione e giustizia sociale  

Orizzonte 2030: Il Decalogo delle Scuole aperte e Partecipate

  1. Aprire gli spazi, liberare le energie Le scuole devono essere luoghi vissuti da tutta la comunità anche oltre l’orario scolastico: aule, cortili, palestre e teatri diventano spazi civici, di incontro e di crescita collettiva. 
  2. Coltivare la cura come bene comune Prendersi cura della scuola significa prendersi cura del territorio. Ogni gesto di manutenzione, bellezza e accoglienza diventa atto educativo e civico. 
  3. Tessere reti di fiducia Le Scuole aperte e partecipate e partecipate e partecipate e partecipate nascono dal dialogo tra genitori, studenti, docenti, associazioni, enti locali e cittadini. La rete è la trama che tiene insieme le energie e garantisce continuità e sostenibilità. 
  4. Promuovere la corresponsabilità Tutti sono protagonisti: studenti, genitori, educatori, volontari, amministratori. La corresponsabilità genera appartenenza e costruisce comunità educanti. 
  5. Valorizzare la partecipazione La partecipazione è il motore della scuola aperta: si costruisce nei processi decisionali, nella co-progettazione e nella condivisione delle scelte. 
  6. Sperimentare nuove alleanze istituzionali I patti di collaborazione e i patti educativi di comunità sono strumenti concreti per rendere le scuole laboratori di democrazia e di amministrazione condivisa. 
  7. Apprendere nella pratica e nella relazione L’apprendimento avviene anche fuori dall’aula, nei contesti di vita e di comunità. Ogni esperienza di collaborazione è occasione di crescita reciproca e di educazione alla cittadinanza attiva. 
  8. Sostenere la rete nazionale delle Scuole aperte e partecipate e partecipate e partecipate e partecipate Condividere saperi, esperienze e risorse tra territori per far crescere un movimento diffuso di Scuole aperte e partecipate e partecipate e partecipate e partecipate e partecipate come infrastruttura educativa del Paese. 
  9. Rendere visibile il valore sociale della scuola La scuola aperta non è solo un luogo di istruzione, ma un presidio civico, culturale e democratico capace di contrastare la povertà educativa e generare coesione. 
  10. Pensare al futuro come bene comune L’orizzonte 2030 è una scuola che educa alla cittadinanza solidale, alla sostenibilità e alla responsabilità condivisa: una scuola che forma cittadini generativi, capaci di “abitare” il mondo insieme.

Il MoVI in missione di pace in Ucraina: oltre 100 volontari a Kyiv. Per una missione di solidarietà e speranza

Il MoVI - Movimento di Volontariato Italiano è tornato in prima linea con una nuova missione internazionale in Ucraina, partiti il 1 ottobre, insieme al MEAN - Movimento Europeo di Azione Nonviolenta. Sono oltre 100  i volontari coinvolti, in gran parte italiani ma anche provenienti da Spagna e Inghilterra, in un’iniziativa che ha toccato la città di Kyiv, luogo simbolo della resistenza e della fragilità del Paese sotto attacco. Per il MoVI questa missione non rappresenta soltanto un’azione di solidarietà, ma un gesto politico e civile che intende rompere l’indifferenza e riaffermare il ruolo attivo della società civile anche in tempo di guerra. “Non ci limitiamo a portare aiuti - spiega Gianluca Cantisani Presidente del Movimento - Vogliamo rompere l’isolamento, restituire speranza e costruire legami duraturi. La pace non si costruisce a distanza, ma con la presenza e la corresponsabilità”. L’iniziativa nasce dalla convinzione che la solidarietà non debba fermarsi di fronte ai conflitti, ma anzi debba trovare proprio lì la sua massima espressione. Essere accanto alle popolazioni ucraine significa non solo dare conforto materiale, ma alimentare la speranza in un futuro possibile e condiviso, che è un bisogno vitale al pari del cibo o delle cure. È anche un modo per reagire al senso di impotenza che spesso immobilizza di fronte a eventi di dimensioni globali come le guerre, dimostrando che la società civile ha la forza e la responsabilità di agire laddove le istituzioni non sempre riescono a muoversi in maniera coordinata e lungimirante. Dal 2 ottobre, con l’arrivo a Kyiv, fino ad oggi 4 ottobre, i volontari del MoVI e del MEAN hanno incontrato comunità locali, associazioni e cittadini, per condividere esperienze e avviare percorsi comuni. Il rientro al confine con la Polonia è previsto per domani 5 ottobre. È un viaggio breve ma significativo, che vuole lanciare un messaggio chiaro: la pace non è solo il frutto di negoziati tra governi, ma anche della capacità delle comunità di costruire legami oltre i confini e le barriere della guerra. Questa missione si inserisce in un impegno di lungo periodo. Con il progetto MEAN, infatti, il MoVI ha assunto la responsabilità di un percorso al fianco della società civile ucraina, che continuerà in futuro anche, si spera al più presto, nel difficile periodo post-bellico. L’obiettivo è accompagnare e sostenere i processi di auto-organizzazione dal basso, aiutando la popolazione a prendere le distanze da modelli oligarchici e autoritari e aprendo la strada a una nuova stagione di democrazia e partecipazione. Non si tratta dunque soltanto di una mobilitazione eccezionale, ma di un atto dimostrativo che intende contaminare il pensiero comune e stimolare la creazione di strumenti permanenti di pace, come i Corpi Civili di Pace, capaci di istituzionalizzare l’impegno delle società civili europee in contesti di conflitto. Il MoVI, già presente in Ucraina dal 2022 con una prima missione estiva, ribadisce così la sua vocazione: non tirarsi indietro, assumersi la corresponsabilità delle grandi sfide del nostro tempo e riaffermare che la solidarietà può e deve superare i confini.

Dieci anni di Scuole Aperte e partecipate, il progetto del MoVI che trasforma le scuole in beni comuni tra partecipazione e inclusione

Scuole Aperte e partecipate, progetto promosso dal MoVI – Movimento di Volontariato Italiano, compie dieci anni. Nato dalla collaborazione con la straordinaria esperienza dell’Associazione Genitori Scuola Di Donato di Roma con un obiettivo semplice ma ambizioso, aprire tutte le scuole oltre l’orario scolastico, dal 2015 a oggi ha trasformato le scuole in spazi di comunità, vivi e accoglienti, aperti anche oltre l’orario delle lezioni grazie all’impegno di volontari e volontarie. Spesso attivato in quartieri fragili, dove i servizi mancano e la solitudine sociale pesa, grazie a questo progetto gli istituti scolastici hanno ritrovato il loro ruolo originario: non solo luoghi di apprendimento, ma veri presìdi sociali e culturali, capaci di generare legami, ridurre la dispersione scolastica e riportare al centro della vita collettiva un luogo troppo spesso confinato all’attività didattica. In un tempo segnato dall’aumento delle disuguaglianze educative, dal rischio di isolamento dei più giovani e da una crescente difficoltà delle famiglie a conciliare tempi di vita e di lavoro, mantenere le scuole aperte significa offrire un punto di riferimento sicuro e inclusivo per bambini, adolescenti e genitori. Questi spazi permettono di coltivare cittadinanza attiva, prevenire devianze e marginalità, e costruire comunità più coese: un investimento concreto sul presente e sul futuro del Paese, che restituisce alle scuole la loro funzione di motore civile e democratico della società.

Un progetto diffuso in tutta Italia - Dal 2015 a oggi, Scuole aperte e partecipate ha raccolto un centinaio di esperienze e ha dal 2020 al 2025 sperimentato in  15 città italiane una comunità di pratiche sull’apertura delle scuole e la collaborazione  con il territorio. . Da Palermo a Brindisi, passando per Catania, Cosenza, Roma, Milano e Livorno, il progetto promosso dal MoVI ha dato vita a esperienze concrete di partecipazione e coesione.

In dieci anni sono stati costruiti rapporti duraturi tra scuole, enti locali e associazioni: oggi la rete conta 40 partner attivi, che hanno contribuito a creare una comunità nazionale capace di scambiarsi pratiche, risorse ed energie. Sul proprio sito informativo, territorieducativi.it, il MoVI ha  ha raccolto storie e protagonisti con oltre 1.500 articoli pubblicati, diventando un vero archivio di memoria e futuro. "L’esperimento è nato per costruire una comunità nuova dentro un contesto interetnico e interculturale nella città di Roma, e il successo riscosso dall’Associazione Genitori Scuola Di Donato dimostra come ci sia voglia da parte delle persone di ritrovarsi in contenitori nuovi per fare comunità e necessità da parte delle istituzioni di pensare strumenti aggregativi nuovi per l’Italia di oggi e di domani ” – ha commentato Giorgio Volpe referente della cabina di regia del progetto Scuole Aperte e Partecipate. Dieci anni e guardare al futuro - Il futuro di Scuole Aperte e partecipate parte da un dato: secondo il report del Ministero dell’Istruzione e del Merito (“Principali dati della scuola – Avvio anno scolastico 2023/2024”), in Italia ci sono 2.661 istituzioni scolastiche del II ciclo – licei, istituti tecnici e professionali – che rappresentano i contesti ideali per ospitare e sviluppare il progetto. Questi spazi, già radicati nella vita dei territori, possono diventare il cuore pulsante di una nuova visione educativa e sociale, capace di unire formazione, inclusione e comunità. «Dopo dieci anni di sperimentazione, siamo pronti a una sfida con un coinvolgimento più capillare: trasformare almeno 1.000 scuole italiane in veri e propri presìdi di comunità generativa. Non chiediamo semplicemente di tenere aperti degli edifici, ma di riconoscere la scuola come bene comune del Paese, luogo dove si intrecciano educazione, cittadinanza e futuro. Chiediamo a Regioni, Provveditorati e dirigenti scolastici che raccolgano questa sfida: perché aprire le scuole significa aprire possibilità di crescita, di inclusione e di democrazia per tutti. Chiediamo infine un incontro con il Ministero per condividere con le istituzioni questa storia positiva nata intorno alle scuole.» ha dichiarato Gianluca Cantisani, Presidente del MoVI Nazionale. Per consolidare e diffondere l’esperienza, il MoVI ha elaborato un vademecum di buone pratiche, pensato come strumento replicabile in altri territori. Al centro c’è la consapevolezza che la scuola non è soltanto un edificio, ma uno spazio sociale e culturale. La cura condivisa degli ambienti, le riqualificazioni collettive e l’uso creativo degli spazi esterni hanno reso le scuole punti di riferimento per interi quartieri. Fondamentale è stata anche la costruzione della rete, intesa non come somma di soggetti ma come trama di relazioni fondate sulla fiducia e sulla condivisione di tempo, competenze e risorse. Feste di quartiere, co-progettazioni con gli enti locali e regolamenti condivisi hanno rafforzato questo tessuto comunitario. Il dialogo con le istituzioni ha rappresentato una sfida ma anche un’opportunità: grazie a patti educativi e protocolli che hanno riconosciuto il valore della corresponsabilità, le esperienze si sono radicate nel tempo. L’inserimento delle attività nei PTOF (Piano Triennale dell'Offerta Formativa) , il coinvolgimento stabile di docenti e dirigenti e le coperture assicurative hanno reso il modello sostenibile. Al centro di tutto resta la partecipazione. Non semplice presenza, ma corresponsabilità e co-decisione: dal metodo del consenso all’uso di canali inclusivi di comunicazione, fino alla valorizzazione dei saperi dei cittadini e al passaggio di esperienze tra generazioni di genitori.

Un modello per contrastare la povertà educativa - Selezionato dall'impresa sociale “Con i Bambini” che si batte per il contrasto alla povertà educativa minorile, il progetto Scuole aperte e partecipate è oggi un modello riconosciuto. Promosso dal MoVI, insieme a partner nazionali come Università Cattolica, Tamerici, Labsus e ComuneInfo, il progetto ha dimostrato che la collaborazione tra istituzioni e società civile è possibile e genera cambiamenti concreti e duraturi.

  “Inizialmente pensavamo fosse soltanto stare più tempo a scuola, ma presto abbiamo capito che in verità è uno spazio per noi. In una città come la mia, avere spazi di incontri e socialità che guardano al positivo è una sfida essenziale che vogliamo portare avanti” – ha raccontato uno degli studenti che ha partecipato al progetto del Liceo regina Margherita di Palermo.   13 appuntamenti in altrettante città per celebrare il progetto: Per celebrare i dieci anni di Scuole aperte e partecipae, il MoVI ha organizzato un calendario di incontri pubblici e momenti di confronto nelle città che hanno reso possibile questa esperienza. Occasioni per raccontare le storie nate dentro le scuole, condividere buone pratiche e rilanciare l’impegno verso il futuro. Gli appuntamenti saranno: Benevento (22 settembre), Gioiosa Jonica (27 settembre), Bergamo (7 ottobre), Livorno (17 ottobre), Cosenza (18 ottobre), Brindisi (22 ottobre), Milano (25 ottobre), Rossano (28 o 29 ottobre), Catania (30 ottobre), Andria (6 novembre), Roma (14 novembre), Palermo e Collegno (data da confermare).

Rete MoVI Frosinone, Di Castro: “Il volontariato cambia, ma resta il cuore della comunità”

Rete MoVI Frosinone, Di Castro: “Il volontariato cambia, ma resta il cuore della comunità” Sette associazioni, decine di attività durante l’anno e una sfida comune: far crescere la cultura del volontariato. A raccontare il lavoro della rete MoVI Frosinone è la presidente Tina Di Castro, esperta di consulenza pedagogica, familiare, giuridica e scolastica, da anni impegnata nell’orientamento e nella formazione. “Il nostro obiettivo – spiega Di Castro – è costruire comunità. Le associazioni che fanno parte della rete hanno identità e competenze diverse, ma tutte condividono la stessa passione: mettere le proprie energie al servizio degli altri”. A far parte della rete MoVI Frosinone ci sono realtà radicate e molto attive come Emozionauti, che porta la clown-terapia negli ospedali, propone laboratori teatrali e struttura percorsi di educazione emozionale; Alatri Viva, impegnata nella promozione culturale con attività in collaborazione con le scuole; l’Anffas ETS, che gestisce tre centri diurni per persone con disabilità e promuove inclusione sociale; e altre associazioni che animano il territorio con laboratori artistici, come quelli di mosaico. Nonostante l’impegno diffuso, resta forte la difficoltà nel reperire nuovi volontari. “Il volontariato oggi non è più quello di una volta – osserva Di Castro –. Non tutti possono garantire un impegno continuativo, ma anche poche ore possono fare la differenza. È da questa consapevolezza che è nato il nostro community hub, uno spazio che permette ai giovani di dedicare tempo al volontariato in maniera flessibile, sperimentando nuove forme di cittadinanza attiva”. Una parte importante delle attività della rete è svolta in collaborazione con le scuole. Durante l’anno vengono organizzate giornate dedicate al volontariato e laboratori tematici, occasioni concrete per coinvolgere gli studenti e sensibilizzare i più giovani al valore della solidarietà. Tra i progetti più significativi c’è stata la mostra “Gli altri siamo noi”, che ha visto la partecipazione di centinaia di ragazzi del territorio: un percorso espositivo volto a far riflettere sui temi del pregiudizio, degli stereotipi e della discriminazione. Attraverso pannelli interattivi, giochi e attività partecipative, gli studenti erano stimolati a interrogarsi sul significato di “altro” e sull’importanza di riconoscere la ricchezza che nasce dalle differenze. Clown-terapia, educazione emozionale, laboratori di mosaico, inclusione delle persone con disabilità, mostre e giornate nelle scuole: le attività della rete MoVI Frosinone raccontano un volontariato che evolve, ma che resta fondamento della comunità. “Il messaggio che vogliamo trasmettere – conclude Di Castro – è il valore del fare insieme. Un invito quotidiano a coltivare empatia, responsabilità e cura reciproca. Per costruire reti e connessioni solide nei territori è fondamentale superare l’individualismo della singola associazione. Dobbiamo evolvere e capire che insieme si può, si deve, ed è indispensabile. Non per diventare surrogati di servizi spesso carenti, ma per ricostruire l’identità di persone che scelgono di impegnarsi per il bene comune”.

Nessuno può essere felice se non lo sono anche gli altri

  Nella sede romana del Parlamento Europeo Maurizio Marrale, presidente MoVI Lazio, ha parlato di Europa con molti giovani: "Ho portato il saluto del MoVI e del Presidente Gianluca Cantisani, ringraziando dell’invito Salvatore Fiaschi. Quale tipo di Europa amano i volontari è chiaro: una Europa della libertà, della solidarietà, dell’integrazione, dell’inclusione, della cultura e della creatività. Di fronte ai governi che si danno come unica politica comune quella del riarmo c’è per noi molto lavoro da fare. Dobbiamo lavorare con i volontari italiani ed europei per gli Stati Uniti d’Europa, per la realizzazione della Difesa Popolare Nonviolenta, per una Europa dei diritti e della felicità. E’ stato importante ricordare che David Sassoli, durante la pandemia, da Presidente del Parlamento Europeo aprì le porte dei palazzi del Parlamento alle persone che vivevano per strada, sottolineando così il grande valore della solidarietà. C’è bisogno dei volontari e soprattutto dei giovani per cambiare le cose, con un impegno collettivo straordinario perché “è impossibile essere felici se non lo sono anche gli altri!” (Giorgio Gaber)"    

MoVi Varese : una rete flessibile e inclusiva per il volontariato del presente e del futuro

Nel cuore di Varese batte da trent’anni un’esperienza di collaborazione unica: è la rete MoVi territoriale, conosciuta anche come Coordinamento Volontariato Varese  (CVV), una realtà che raccoglie oltre trenta associazioni impegnate quotidianamente in ambito sociale, sanitario e culturale. Realtà che operano insieme grazie a un approccio flessibile e aperto per un volontariato che privilegia la collaborazione tra realtà di diversa natura. “La rete MoVi Varese  è stata fondata tre decenni fa, - spiega Marco Petino, presidente della rete - in questo tempo ha attraversato le trasformazioni che hanno coinvolto il mondo del volontariato, evolvendosi con i tempi. Se un tempo il volontario era una figura stabile, ‘per la vita’, oggi si assiste sempre più a un impegno spesso legato a obiettivi specifici. Questa è una trasformazione che MoVi affronta con consapevolezza, cercando di accompagnare le nuove generazioni verso una cittadinanza attiva.” Ambiti diversi, una missione comune - Le associazioni che compongono la rete MoVi di Varese  operano in tre grandi settori: sociale, sanitario e assistenziale. Le loro attività sono molto diversificate: c’è chi si occupa di assistenza diretta alle persone fragili, chi promuove la cultura e il coinvolgimento dei giovani, e chi offre supporto socio-sanitario sul territorio. Questa varietà ha permesso nel tempo la formazione di veri e propri “cluster” operativi. Da un lato, il volontariato culturale e giovanile, che promuove iniziative educative nelle scuole e attività rivolte a bambini con minori opportunità. Dall’altro, il volontariato socio-assistenziale, che include realtà come Cittadinanza Attiva, AVO, Croce Rossa Italiana, ASPI, Vo.C.E. e molte altre, impegnate in servizi di assistenza diretta, interventi sanitari e supporto sociale. Una caratteristica distintiva di questa rete è anche la condivisione degli spazi fisici, che favorisce una naturale contaminazione tra esperienze diverse e la nascita di eventi comuni su temi condivisi. Giovani e scuole: un ponte verso il futuro - Tra le iniziative più efficaci promosse dalla rete MoVi di Varese  spicca il progetto di sensibilizzazione nelle scuole superiori. Da anni, le associazioni entrano direttamente nelle aule per raccontare agli studenti cosa significa fare volontariato, presentare le proprie attività e testimoniare il valore dell’impegno civile. È un’occasione preziosa per intercettare nuove energie e costruire una generazione di cittadini consapevoli e partecipi. Trent’anni di impegno: si festeggia a novembre - Il 2025 rappresenta un anno speciale per questa rete territoriale: si celebrano infatti i 30 anni del del MoVi Varese . Per l’occasione, l’ultima settimana di novembre sarà dedicata a una serie di eventi e incontri aperti alla cittadinanza. Si rifletterà, insieme a esperti, sul passato, presente e futuro del volontariato, analizzando anche le nuove sfide normative che impongono oggi una gestione più complessa e strutturata delle associazioni. Non mancheranno momenti di svago e partecipativi, pensati per far conoscere ai cittadini il volto concreto del volontariato locale. Come da tradizione, anche nel corso dell’anno MoVi Varese  continuerà a promuovere iniziative collettive che nascono dalla collaborazione spontanea tra le associazioni della rete. La rete MoVi di Varese  è un laboratorio vivo di solidarietà, condivisione e impegno civile, che continua a crescere insieme alla sua città.

Guerra Gaza, MoVI subito tregua per stop a tragedia umanitaria

La Conferenza Nazionale del MoVI (Movimento di Volontariato Italiano) esprime la profonda indignazione e il dolore dell’intero mondo del volontariato per la drammatica situazione in cui versa la popolazione di Gaza. Ogni giorno si contano nuove vittime innocenti, mentre ostacoli inaccettabili impediscono l’arrivo degli aiuti umanitari necessari a salvare vite umane. E invoca una tregua per la popolazione stremata. Questa situazione rappresenta una grave violazione del diritto internazionale umanitario e delle Convenzioni di Ginevra, come più volte denunciato dall’Ufficio delle Nazioni Unite per il Coordinamento degli Affari Umanitari (OCHA) e da UNRWA, che ha recentemente lanciato l’allarme su una crisi senza precedenti, aggravata dal blocco degli aiuti e dalla distruzione delle infrastrutture civili essenziali. Il Segretario Generale dell’ONU, António Guterres, ha più volte invocato un immediato cessate il fuoco umanitario e l’accesso sicuro, rapido e senza ostacoli degli aiuti a Gaza, ribadendo che “la sofferenza della popolazione civile è inaccettabile e deve finire ora”. Il MoVI chiede con urgenza al Governo italiano e al Parlamento di adottare tutte le misure necessarie per contribuire a porre fine a questa tragedia e per ripristinare condizioni minime di vita dignitosa per l’intera popolazione di Gaza, in linea con le risoluzioni del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, tra cui la Risoluzione 2720 (2023), che chiede un accesso umanitario pieno, sicuro e senza ostacoli. Chiediamo inoltre che l’Italia si impegni con forza e determinazione a promuovere una soluzione politica che consenta la convivenza pacifica tra due popoli e due Stati, nel rispetto del diritto internazionale e dei diritti umani fondamentali, come indicato dalla Risoluzione ONU 2334 (2016) e dai principi sanciti dalla Carta delle Nazioni Unite.