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Nessuno può essere felice se non lo sono anche gli altri

  Nella sede romana del Parlamento Europeo Maurizio Marrale, presidente MoVI Lazio, ha parlato di Europa con molti giovani: "Ho portato il saluto del MoVI e del Presidente Gianluca Cantisani, ringraziando dell’invito Salvatore Fiaschi. Quale tipo di Europa amano i volontari è chiaro: una Europa della libertà, della solidarietà, dell’integrazione, dell’inclusione, della cultura e della creatività. Di fronte ai governi che si danno come unica politica comune quella del riarmo c’è per noi molto lavoro da fare. Dobbiamo lavorare con i volontari italiani ed europei per gli Stati Uniti d’Europa, per la realizzazione della Difesa Popolare Nonviolenta, per una Europa dei diritti e della felicità. E’ stato importante ricordare che David Sassoli, durante la pandemia, da Presidente del Parlamento Europeo aprì le porte dei palazzi del Parlamento alle persone che vivevano per strada, sottolineando così il grande valore della solidarietà. C’è bisogno dei volontari e soprattutto dei giovani per cambiare le cose, con un impegno collettivo straordinario perché “è impossibile essere felici se non lo sono anche gli altri!” (Giorgio Gaber)"    

MoVi Varese : una rete flessibile e inclusiva per il volontariato del presente e del futuro

Nel cuore di Varese batte da trent’anni un’esperienza di collaborazione unica: è la rete MoVi territoriale, conosciuta anche come Coordinamento Volontariato Varese  (CVV), una realtà che raccoglie oltre trenta associazioni impegnate quotidianamente in ambito sociale, sanitario e culturale. Realtà che operano insieme grazie a un approccio flessibile e aperto per un volontariato che privilegia la collaborazione tra realtà di diversa natura. “La rete MoVi Varese  è stata fondata tre decenni fa, - spiega Marco Petino, presidente della rete - in questo tempo ha attraversato le trasformazioni che hanno coinvolto il mondo del volontariato, evolvendosi con i tempi. Se un tempo il volontario era una figura stabile, ‘per la vita’, oggi si assiste sempre più a un impegno spesso legato a obiettivi specifici. Questa è una trasformazione che MoVi affronta con consapevolezza, cercando di accompagnare le nuove generazioni verso una cittadinanza attiva.” Ambiti diversi, una missione comune - Le associazioni che compongono la rete MoVi di Varese  operano in tre grandi settori: sociale, sanitario e assistenziale. Le loro attività sono molto diversificate: c’è chi si occupa di assistenza diretta alle persone fragili, chi promuove la cultura e il coinvolgimento dei giovani, e chi offre supporto socio-sanitario sul territorio. Questa varietà ha permesso nel tempo la formazione di veri e propri “cluster” operativi. Da un lato, il volontariato culturale e giovanile, che promuove iniziative educative nelle scuole e attività rivolte a bambini con minori opportunità. Dall’altro, il volontariato socio-assistenziale, che include realtà come Cittadinanza Attiva, AVO, Croce Rossa Italiana, ASPI, Vo.C.E. e molte altre, impegnate in servizi di assistenza diretta, interventi sanitari e supporto sociale. Una caratteristica distintiva di questa rete è anche la condivisione degli spazi fisici, che favorisce una naturale contaminazione tra esperienze diverse e la nascita di eventi comuni su temi condivisi. Giovani e scuole: un ponte verso il futuro - Tra le iniziative più efficaci promosse dalla rete MoVi di Varese  spicca il progetto di sensibilizzazione nelle scuole superiori. Da anni, le associazioni entrano direttamente nelle aule per raccontare agli studenti cosa significa fare volontariato, presentare le proprie attività e testimoniare il valore dell’impegno civile. È un’occasione preziosa per intercettare nuove energie e costruire una generazione di cittadini consapevoli e partecipi. Trent’anni di impegno: si festeggia a novembre - Il 2025 rappresenta un anno speciale per questa rete territoriale: si celebrano infatti i 30 anni del del MoVi Varese . Per l’occasione, l’ultima settimana di novembre sarà dedicata a una serie di eventi e incontri aperti alla cittadinanza. Si rifletterà, insieme a esperti, sul passato, presente e futuro del volontariato, analizzando anche le nuove sfide normative che impongono oggi una gestione più complessa e strutturata delle associazioni. Non mancheranno momenti di svago e partecipativi, pensati per far conoscere ai cittadini il volto concreto del volontariato locale. Come da tradizione, anche nel corso dell’anno MoVi Varese  continuerà a promuovere iniziative collettive che nascono dalla collaborazione spontanea tra le associazioni della rete. La rete MoVi di Varese  è un laboratorio vivo di solidarietà, condivisione e impegno civile, che continua a crescere insieme alla sua città.

MoVI Andria – La rete territoriale di persone per le persone

Un punto di riferimento per la comunità, una rete che ogni giorno si fa carico delle fragilità sociali del territorio. È questo il ruolo che la rete MoVI - Movimento di Volontariato Italiano di Andria svolge da anni attraverso un’azione diffusa e radicata nel territorio sociale. Composta da 13 realtà associative – di cui 5 Organizzazioni di Volontariato e 8 Associazioni di Promozione Sociale – la rete si distingue per la varietà dei suoi interventi, con particolare attenzione alle fasce più vulnerabili della popolazione: minori, persone con disabilità e anziani. Tra le attività più significative: doposcuola per bambini, sensibilizzazione all’affidamento familiare, percorsi di autonomia e sport per minori disabili, iniziative culturali e ludiche, momenti di socializzazione per la terza età e azioni di cittadinanza attiva come la cura dei beni comuni. L’intero operato della rete si fonda su un’idea chiara: promuovere il volontariato come motore di coesione e partecipazione. MoVI Andria è presente in modo attivo anche durante le principali giornate tematiche – come la Giornata Internazionale del Volontariato (5 dicembre), o quelle dedicate alla disabilità, ai nonni e all’infanzia – e si avvale del prezioso contributo dei volontari del Servizio Civile, che ogni anno affiancano le associazioni nella realizzazione delle attività. A livello nazionale, la rete andreise partecipa anche al progetto “Scuole Aperte”, promosso dal Movimento di Volontariato Nazionale, volto a trasformare le scuole in centri civici aperti oltre l’orario scolastico. Un’iniziativa pensata per contrastare la povertà educativa, sostenere le famiglie e creare nuovi spazi di aggregazione per i giovani e la comunità. Il valore di questa rete si amplifica se inserito nel più ampio contesto socio-economico della città di Andria. Negli ultimi anni, la città ha vissuto una fase di espansione edilizia e trasformazione urbana. Il ceto medio, prevalentemente impiegato nel settore terziario, rappresenta la fascia economicamente più stabile, ma si registra una progressiva riduzione delle attività tradizionali, con conseguente perdita di alcuni presìdi sociali storici. Una provincia dove ma non mancano aree con significative criticità sociali, in cui sono più evidenti situazioni di disagio economico, povertà educativa e isolamento. In questo quadro, l’impatto della rete MoVI di Andria si rivela fondamentale: agendo come connettorre tra istituzioni, famiglie e cittadini, il volontariato organizzato riesce non solo a fornire risposte concrete, ma anche a ricostruire legami di fiducia e solidarietà là dove il tessuto sociale rischia di indebolirsi. Con il suo lavoro quotidiano, MoVI Andria dimostra che fare rete è il modo più efficace per affrontare le sfide sociali del presente. E che la partecipazione civica non è solo un valore da promuovere, ma una necessità collettiva per costruire una città più giusta, inclusiva e coesa.

Nel cuore della Sicilia, uno sguardo sull’altro – Rete MoVI Caltanissetta

La Rete MoVI di Caltanissetta, la realtà del Movimento di Volontariato Italiano nel territorio nisseno, compie quest’anno 10 anni. Presieduta da Filippo Maritato, la Rete, che conta oltre 40 associazioni, gestisce la Casa delle Culture del Volontariato, un’immobile comunale in comodato d’uso molto ampio che conta spazi interni di 1000 mq e una grande zona esterna della medesima grandezza.  Territorio - Capace di coinvolgere centinaia di persone impegnate nella cittadinanza partecipativa -  dal socio-assistenziale al sanitario, dal culturale all’ambientale, dal ricreativo fino alle forme di attivismo legate ai diritti personali e sociali - la Rete MoVI della città nissena si cala totalmente nel proprio contesto provinciale: consapevole del tessuto culturale e sociale, coinvolge per oltre il 50% delle proprie attività migranti e seconde generazioni. Attraverso i protocolli di intesa con diverse istituzioni, quali l’amministrazione comunale, gli istituti penitenziari per adulti e minori e il Centro Sanitario Territoriale, il MoVI di Caltanissetta offre la disponibilità delle associazioni facenti parte della Rete per integrare al meglio l’offerta e il supporto alla cittadinanza. Socialità - Tra queste attività, ha grande rilevanza e impatto sociale il progetto - portato avanti da cinque anni - di accompagnamento e reinserimento sociale di persone affidate alla Casa delle Culture e del Volontariato dal tribunale nell’ambito del programma di messa alla prova. Si tratta di persone condannate per reati legati a droghe, alcol, violenza o violazioni del codice della strada, come il ritiro della patente. La gestione è completamente diretta e personalizzata. Attraverso un programma strutturato, vengono valorizzate le capacità e la presenza attiva di queste persone all'interno della casa, coinvolgendole nella vita comunitaria e nelle attività quotidiane. Parallelamente, viene offerto supporto terapeutico anche a minori, con interventi mirati. A sostegno di questo progetto c’è un’équipe composta da 15 psicologi, appartenenti alle associazioni facenti parte delle Rete, che si occupano dell'accoglienza, dell’ascolto e dell’accompagnamento psico-sociale degli utenti, garantendo un servizio continuo e qualificato. Famiglie  - La Rete MoVI nissena, in accordo con l’amministrazione comunale, ha inoltre attivato, all'interno della struttura, 12 sportelli dedicati all'Assegno di Inclusione con l’obiettivo di offrire un supporto concreto alle famiglie in difficoltà. Gli sportelli si occupano della presa in carico dei nuclei familiari bisognosi, facilitando il collegamento con associazioni del territorio capaci di rispondere alle diverse esigenze emerse. La Casa delle Culture e del Volontariato interviene direttamente nella valutazione delle situazioni familiari e, nel momento in cui emergono problematiche specifiche, fornisce contatti e accesso a una rete di sostegno formata da realtà associative locali. Tra le iniziative più rilevanti spicca il Banco Alimentare, che attualmente assiste circa 200 famiglie, equamente divise tra migranti e cittadini italiani. L’integrazione è il filo conduttore di tutte le attività promosse dalla Rete nissena Un esempio concreto è rappresentato dall’apertura di 25 nuovi negozi nel centro storico di Caltanissetta, realizzata grazie a percorsi di inclusione sociale e lavorativa. Ascolto - La Casa delle Culture e del Volontariato è alle porte della città, in una zona periferica ma raggiungibile con i mezzi pubblici, questo luogo rappresenta della rete di solidarietà del Movi Caltanissetta. Ma grazie alla collaborazione con i Centri Servizi, la Croce Rossa e Federconsumatori, è stato possibile aprire uno sportello d’ascolto e supporto nel centro cittadino, avvicinando così l’assistenza a chi ne ha più bisogno: questo sportello è in centro città ed è facilmente raggiungibile per chiunque. Riconoscendo il grande valore territoriale della Rete, un ulteriore gesto di generosità è arrivato da una comunità religiosa, che gli ha donato  anche una casa situata in una delle zone più svantaggiate della città. Non si tratta di un luogo qualunque: è la dimora storica dove nacque il Beato Angelo Colipani. Oggi quegli spazi sono stati trasformati in un centro di accoglienza per minori, dove si svolgono attività di doposcuola e supporto socio-educativo. Durante tutto l’anno, in questa struttura vengono raccolti giocattoli - nuovi, usati o da riparare - destinati a regalare un sorriso ai più piccoli. In occasione del Natale, un’iniziativa particolarmente toccante coinvolge le persone private di libertà dell’istituto penitenziario cittadino: grazie al contatto diretto con le associazioni della Rete, comunicano l’età dei propri figli e ricevono giocattoli da consegnare durante i colloqui, creando così un momento di affetto e vicinanza familiare. Ma la solidarietà non si ferma qui. Per l’Epifania, i volontari organizzano una distribuzione speciale: grandi pacchi trasparenti, colmi di giochi, vengono caricati su auto d’epoca messe a disposizione da un’associazione di veicoli storici associata alla Rete, per un tour nei quartieri più poveri della città. Un gesto simbolico ma concreto, che unisce tradizione, comunità e spirito natalizio. A dimostrazione della forza di questa rete solidale, l’unione tra le associazioni di volontariato e quelle sportive, in un’unione che contribuisce a sensibilizzare la cittadinanza sulle problematiche locali e sostenendo attivamente le iniziative del territorio. Multiculturalità - Tra gli ultimi progetti attuati dal MoVI Caltanissetta, ci racconta il Presidente Filippo Maritato, c’è il progetto Pronto mediatore. In molti comuni italiani la figura del mediatore culturale è ancora assente, soprattutto nei contesti più delicati come sanità, scuola e uffici pubblici. Per colmare questa lacuna, la Rete nissena da anni mette a disposizione, tramite la sua attività di volontariato, mediatori formati a disposizione per settori meno visibili ma fondamentali, come gli uffici anagrafe, la polizia municipale o la comunicazione di eventi luttuosi. Particolare attenzione è rivolta anche al sistema carcerario. Nel carcere locale, dove è presente un'alta percentuale di detenuti migranti, un mediatore culturale delle associazioni in rete entra regolarmente ogni settimana con il ruolo di ascoltare, interpretare i bisogni e cercare soluzioni concrete. “È un punto di riferimento per molti detenuti che spesso non riescono nemmeno a spiegare le proprie necessità”, racconta Maritato. Il nodo, come spesso accade, è economico: molti Comuni non hanno le risorse per assumere mediatori. Da qui nasce l’iniziativa Pronto Mediatore, un progetto del MoVI Caltanissetta che mette a disposizione tramite i propri volontari una linea telefonica attiva tutti i giorni. In caso di necessità, si valuta l’invio immediato di un mediatore oppure si prova a risolvere il problema a distanza, garantendo comunque una risposta entro 24 ore. Il progetto ha ormai preso piede in tutta la provincia. Si tratta di 20 mediatori culturali di varie lingue: progetto che vuole dare la possibilità di sostegno economico. Con un budget messo a disposizione dal comune totalmente dedicato al rimborso di chi fa il servizio. che permette un rimborso spese di 20 euro all’ora lordi. Questo impatta meno sulle casse del comune e fornisce un servizio. Guadagnare con un prezzo equo.  Scuola - Come detto, MoVI nisseno è coinvolto stabilmente nelle attività istituzionali, in questa ottica, negli anni, anche il rapporto con il mondo scolastico si è consolidato, affrontando una delle sfide più complesse: l'integrazione. Nelle scuole la Casa delle Culture e del Volontariato porta storie di riscatto e testimonianze di vita concreta. Dietro ogni storia, un messaggio forte: l’integrazione è possibile, concreta, e passa anche dal coinvolgimento nelle associazioni. “Molti dei ragazzi che conoscono le nostre attività attraverso questi incontri scolastici si interessano alle associazioni della nostra Rete e rimangono attivi nel volontariato anche dopo aver completato i percorsi – spiega Maritato – perché scoprono un mondo nuovo, imparano competenze e si sentono parte di una comunità”.

CONFERENZA NAZIONALE 2022 – Intervista a Marianella Sclavi

Il volontariato è la voce del popolo

A pochi giorni della conferenza nazionale di Frascati abbiamo discusso con Marianella Sclavi (fondatrice di Ascolto Attivo e del MEAN – Movimento Europeo di Azione Nonviolenta) sul concetto di nonviolenza e sulle iniziative che il volontariato può mettere in campo oggi per far fronte ai conflitti internazionali che, con la guerra in Ucraina, stanno riemergendo in tutta la loro evidenza.
  Dottoressa Sclavi, la guerra in Ucraina ha fatto emergere nuovamente l’esigenza di una risposta nonviolenta da parte della comunità internazionale. Cosa vuol dire, oggi, il concetto di nonviolenza e cosa può fare l’Occidente per intenderlo in un’accezione attiva, e non come una reazione passiva a ciò che sta accadendo?
La guerra in Ucraina mette in luce l’assenza, in Europa, di corpi civili di pace: un’organizzazione di professionisti e volontari, capace di intervenire nei luoghi di guerra e trasformare il conflitto in punto di ripartenza per progettare il futuro, in un’occasione per costruire comunità. Se dopo la caduta del muro di Berlino l’Europa avesse capito l’importanza di dotarsi di un proprio esercito, difensivo e di pace, forse si sarebbe evitato il disastro attuale. I corpi civili di pace rappresentano il modo con cui uno Stato e i suoi cittadini possono reagire all’emergere di situazioni di tensione politica nei territori; è una forma di applicazione pratica del principio di nonviolenza intesa come azione di “violenza pacifica”, ovvero come un’azione attiva di lotta alla violenza e alle ingiustizie. Invece di discutere di questioni geopolitiche sull’Ucraina, come facciamo oggi, bisognerebbe risalire alle radici della questione, alle cause originarie del conflitto, e assumerci le nostre responsabilità in qualità di cittadini europei. È fondamentale per intervenire in modo costruttivo nel conflitto. Trasformare il conflitto russo-ucraino in occasione per progettare il futuro significa proprio questo: creare una comunità di cittadini europei, sull’esempio degli “Stati Uniti d’Europa” di cui si parla da tempo, con un modello di convivenza tra i popoli condiviso e che sia in grado di far fronte alle questioni dei tempi moderni, di un mondo estremamente globalizzato e che tuttavia rischia di farci ritornare alle divisioni tra i blocchi tipiche della Guerra Fredda. Invece dobbiamo agire per essere i costruttori di pace nel mondo, a tutti i livelli: individuale, dei corpi intermedi e istituzionale. Quale è l’apporto che il MoVI e il mondo del volontariato può dare in questo contesto? I volontari possono fare molto, dall’accoglienza di profughi all’invio di aiuti umanitari. Serve, però, un’organizzazione di coordinamento che metta insieme questi sforzi individuali, in modo tale che essi rispondano alle esigenze concrete della popolazione locale. L’esperienza che ho avuto con i civili ucraini impegnati nella resistenza mi ha fatto capire che non sempre gli aiuti che inviamo loro corrispondono a ciò di cui hanno effettivamente bisogno. Ecco perché queste azioni hanno bisogno del coordinamento e di un’organizzazione che si metta in contatto diretto con i comuni ucraini per intercettare le loro esigenze. C’è poi l’azione politica, in cui il mondo del volontariato può e deve proporre un’alternativa alle solite discussioni tra colpevoli e vittime, ovvero quella di un’Europa autonoma e compatta al suo interno, che grazie ai corpi civili di pace rappresenti il superamento della NATO e delle contrapposizioni tipiche della guerra fredda. Aggiungo che, anche in questo caso, i gruppi civili di pace vanno educati e formati perché, come ogni movimento di lotta collettiva, la loro azione non può essere affidata al caso e alle iniziative dei singoli. Secondo lei il mondo del volontariato può essere determinante nel raggiungimento di obiettivi così ambiziosi come quelli che lei ha proposto? Secondo me sì, può essere determinante perché il volontariato è la voce del popolo, perché essendo un’opera capillare sui territori e che parte dalla società civile, è un’iniziativa che le istituzioni non sono in grado di mettere in campo ma di cui hanno bisogno. Anche politicamente, il coraggio di avere una visione più ambiziosa del ruolo dell’Europa mi pare che possa venire solo dalla società civile, di cui il volontariato è protagonista. Però deve essere una visione condivisa, che abbia una rappresentanza nazionale e che faccia sentire il proprio peso nelle sedi istituzionali. Bisogna far capire ai nostri rappresentanti politici che i tempi sono cambiati e che le vecchie contrapposizioni ideologiche maturate nel secolo scorso non fanno più parte di questo mondo.

CONFERENZA NAZIONALE 2022 – Intervista a Angelo Moretti – Il welfare di comunità

Welfare di comunità è un welfare che non si vede ma c’è In vista del nostro incontro abbiamo chiesto qualche riflessione sul concetto di welfare di comunità, ad Angelo Moretti, promotore della rete nazionale “Per Un Nuovo Welfare” che sarà insieme a noi a Frascati per condividere esperienze e riflessioni su un tema centrale per il mondo del volontariato. Cosa significa fare welfare di comunità oggi? Il welfare di comunità è un welfare che non si vede ma c’è: per tanti anni il welfare è stato concepito secondo una logica basata sulle categorie di fragilità, che venivano assistite all’interno di strutture apposite ed esclusive (RSA, carceri, centri per migranti etc.). Una visione di welfare che io definisco “separatista” perché tende, di fatto, ad escludere dal resto della società i più bisognosi. Il welfare di comunità, invece, si realizza quando i gruppi sociali più bisognosi sono perfettamente integrati all’interno delle realtà in cui abitano e lavorano, in un sistema che si mantiene in piedi grazie ad una forma di economia sostenuta dallo Stato e dai cittadini. L’esempio paradigmatico è che una persona con disabilità deve poter lavorare in un contesto in cui l’attività economica e il sistema di welfare siano compresenti. Un altro mondo in cui il welfare di comunità risulta vincente per la collettività in generale è la scuola: dobbiamo pensare un sistema educativo in cui tutti gli alunni abbiano le stesse possibilità anche dopo il suono della campanella e non soltanto durante le ore di lezione. In questa ottica il welfare non viene considerato come un costo ma come un investimento per lo sviluppo sociale e del territorio. Welfare di comunità è un welfare che non si vede ma c’è In vista del nostro incontro abbiamo chiesto qualche riflessione sul concetto di welfare di comunità, ad Angelo Moretti, promotore della rete nazionale “Per Un Nuovo Welfare” che sarà insieme a noi a Frascati per condividere esperienze e riflessioni su un tema centrale per il mondo del volontariato. Cosa significa fare welfare di comunità oggi? Il welfare di comunità è un welfare che non si vede ma c’è: per tanti anni il welfare è stato concepito secondo una logica basata sulle categorie di fragilità, che venivano assistite all’interno di strutture apposite ed esclusive (RSA, carceri, centri per migranti etc.). Una visione di welfare che io definisco “separatista” perché tende, di fatto, ad escludere dal resto della società i più bisognosi. Il welfare di comunità, invece, si realizza quando i gruppi sociali più bisognosi sono perfettamente integrati all’interno delle realtà in cui abitano e lavorano, in un sistema che si mantiene in piedi grazie ad una forma di economia sostenuta dallo Stato e dai cittadini. L’esempio paradigmatico è che una persona con disabilità deve poter lavorare in un contesto in cui l’attività economica e il sistema di welfare siano compresenti. Un altro mondo in cui il welfare di comunità risulta vincente per la collettività in generale è la scuola: dobbiamo pensare un sistema educativo in cui tutti gli alunni abbiano le stesse possibilità anche dopo il suono della campanella e non soltanto durante le ore di lezione. In questa ottica il welfare non viene considerato come un costo ma come un investimento per lo sviluppo sociale e del territorio.