Lancio delle piste di lavoro e dei temi di confronto verso la prossima assemblea del Movimento

 

L’obiettivo è chiaro, il percorso anche: arrivare all’Assemblea nazionale prevista per la fine della primavera, condividendo domande e riflessioni a partire dal documento di rilancio del Movimento e, soprattutto, attivando incontri tematici sui territori, «non in forma astratta ma a partire dalle esigenze di quei luoghi e di quelle comunità affinché quei temi diventino fatti, idee, proposte», in grado di rispondere in modo positivo alle grandi sfide di oggi. Lo ha detto Giovanni Serra in chiusura all’incontro di mercoledì 18 scorso: «Verso l’assemblea MoVI 2023. Una casa per dare gambe alla speranza. Lancio delle piste di lavoro e dei temi di confronto verso la prossima assemblea del Movimento».

 

Circa 60 persone da tutta Italia, collegate via Zoom, che hanno cominciato ad impostare il confronto grazie ai suggerimenti e agli spunti introdotti da Ferdinando Siringo (MoVI Sicilia), che in breve ha tracciato un quadro della situazione italiana – e mondiale – evidentemente segnata da una forte crisi e da palesi segnali di sfiducia del cittadino nei confronti delle istituzioni. Quadro realistico, che bandisce reazione sconfortanti, ma dal quale si deve partire se il Movimento vuole impegnarsi per un rilancio attivo, propositivo e soprattutto incidente sulle comunità che viviamo. Il welfare, nei decenni del secolo scorso, si è fondato – ha detto Siringo – sul patto tra Stato e Cittadini, per impostare una strategia di inclusione sociale e di contrasto alle disuguaglianze.

Quel patto, che consolidava i legami sociali e politici, si è rotto. Sorgono adesso alcune domande. Chiede Siringo: cosa è cambiato da allora? Cosa non c‘è più e cosa c’è di nuovo? E di conseguenza interroghiamoci: cosa serve adesso per garantire il patto? E cosa può fare un movimento di cittadini volontari per sostenere chi sperimenta l’aiuto e modelli più giusti di cittadinanza attiva nel territorio? Domande che confluiscono nella principale: come raccogliere la cultura diffusa nella rete, cioè come testimoniare e dare voce a quella ricchezza di idee ed esperienze che viviamo quotidianamente?

Le risposte, inizio di quel dibattito che si spera sia vivace in vista dell’Assemblea, hanno cominciato a prendere forma. Anche attraverso la classica “nuvola” delle parole principali e dei legami tra esse e che, in modo immediato, indicano alcune strade da percorrere. Sono: Partecipazione, Condivisione, Amministrazione condivisa, Sussidiarietà, Coprogettazione, Democrazia attiva, Resistenza, Organizzazione dal basso, solo per citarne alcune. E soprattutto Fiducia, sulla quale si sono soffermati alcuni interventi per sottolineare quanto sia importante oggi – per ricostruire a “partire dal basso” e dalle esigenze reali dei territori – alimentare una costruzione di reti strutturata ed efficace.

Ripartiamo dunque dalle belle esperienze realizzate in giro per l’Italia, senza trascurarle, si è detto. Il dialogo con le istituzioni ci ha reso protagonisti politico-sociali; superiamo un atteggiamento troppo “depressivo” e impariamo ad usare gli strumenti – tipo la co-progettazione o l’amministrazione condivisa – che ci consentono di attivare un profilo alto, così da non adagiarci su quel ruolo di “tappabuchi” che spesso si attribuisce, più o meno volutamente, al volontariato

Per la riflessione futura, perciò, è importante tenere la barra dritta sulle caratteristiche indicate da Gianpaolo Bonfante (MoVI Lombardia):

  1. a) trasversalità: siamo Movimento e rete allo stesso tempo; ci si muove sui diversi campi che riguardano le attività umane (cultura sanità assistenza…);
  2. b) intergenerazionalità: siamo in una fase di trasformazione sociale particolarmente complessa e accelerata, che impone la ricerca di linguaggi nuovi che coinvolgano specialmente i più giovani;
  3. c) alleanze: siamo Rete, e allora un Movimento/Rete come il nostro deve essere «fertilizzato e fertilizzante insieme con altri movimenti». Quindi agire in una logica di alleanze, giocando di squadra, in modo tale che si “vinca la partita delle disuguaglianze”, insieme. Condividendo le linee di fondo. Ma per questo occorre darsi tempi medio-lunghi.

Il percorso è cominciato.

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