Fermare la strage, subito! 11 Marzo, anche il MoVI a Cutro
Subito canali legali per entrare in Italia con visto umanitario, solo così si elimina il traffico di esseri umani!
Ci sarà anche il MoVI sulla spiaggia di Cutro il prossimo 11 marzo alle 14.30, per esprimere solidarietà con le vittime del naufragio e con le loro famiglie e per sostenere precise richieste affinché tragedie simili non si verifichino più. La strage di Cutro non è stato un incidente imprevedibile, ma solo l’ultima di una lunghissima serie di tragedie che si potevano e si dovevano evitare.
Insieme alle realtà e alle reti promotrici di questa mobilitazione, ci proponiamo di aprire un percorso di iniziative, incontri, manifestazioni, affinché si “inverta la rotta”.
Condividiamo e rilanciamo l’analisi e le seguenti proposte.
La strage di Cutro non è stato un incidente imprevedibile. È solo l’ultima di una lunghissima serie di tragedie che si dovevano e si potevano evitare.
Le persone che partono dalla Turchia, dalla Libia o dalla Tunisia sono obbligate a farlo rischiando la vita a causa dell’assenza di canali sicuri e legali di accesso al territorio europeo.
I governi hanno concentrato i loro sforzi solo sull’obiettivo di impedire le partenze, obbligando chi fugge da guerre, persecuzioni e povertà a rivolgersi ai trafficanti.
Se le persone morte nel mare davanti a Cutro avessero potuto chiedere e ottenere un visto umanitario non avrebbero rischiato la vita.
Se ci fosse stato un programma di ricerca e salvataggio europeo o italiano, quel terribile naufragio si sarebbe potuto evitare.
Sulle responsabilità delle autorità competenti indagherà la magistratura.
Ma chi ha responsabilità politiche, in primo luogo il governo, non può ribaltare la realtà e scaricare sulle vittime il peso di una strage che ha visto la perdita di 71 esseri umani che si potevano e si dovevano salvare.
È arrivato il momento di dire basta e di fermare le stragi.
- Chiediamo un’indagine seria che faccia chiarezza su quanto è successo.
- Chiediamo di istituire una Commissione parlamentare di inchiesta sulle stragi di frontiera.
- Chiediamo di realizzare immediatamente un programma europeo di ricerca e salvataggio in tutto il Mediterraneo, e sollecitiamo il governo italiano a chiedere agli altri Stati membri di implementare questo programma.
- Chiediamo di attivare i visti umanitari previsti dal Regolamento Europeo dei Visti, consentendo così alle persone in fuga da guerre e violenze l’attraversamento delle frontiere europee in sicurezza e legalità.
- Chiediamo di attivare ogni via d’accesso complementare, a partire dai reinsediamenti, dai corridoi e da altre forme di sponsorship e di ampliare i canali regolari di ingresso, senza usare questi strumenti per giustificare politiche di chiusura e respingimenti delegati a governi non UE.
- Chiediamo di fermare ogni iniziativa e programma di esternalizzazione delle frontiere e di promuovere accordi bilaterali condizionati dal rispetto dei diritti umani e non dal controllo dei flussi migratori.
Anche Ranieri Zution – esperto di welfare e secondo relatore di questa conferenza regionale – ha sottolineato l’importanza della fragilità come leva per il consolidamento dei legami sociali. La società individuale di oggi è in crisi sociale, demografica, economico/finanziaria, energetica, ambientale e sanitaria. In questo scenario, è necessaria un’inversione di tendenza. A tal proposito, Zution ha sottolineato che per superare l’individualismo imperante nella società (obiettivo che non è scontato raggiungere), serve empatia. La fragilità come innesco sociale, però, va prima vista dentro di noi per poi essere vista negli altri.
Zution ha concluso il suo intervento con un concetto in cui anche il MoVI crede fermamente: «quando una comunità fa proprio l’appello della fragilità e ci lavora su, il primo beneficio è per la comunità stessa. Coesione è sicurezza».
Il terzo relatore della conferenza è stato Fabrizio Coccetti, già capo scout d’Italia che, parlando di educazione degli adulti come cittadini partecipi e solidali, ha centrato l’attenzione sul concetto di rischio. Prendere in considerazione il rischio, infatti, fa parte del comportamento responsabile degli esseri umani, ed è sempre parte dell’educazione, a qualsiasi livello. «Progettare è rischio, generare è rischio». L’educazione è, quindi, anche un processo di trasformazione e il cambiamento, per essere grande, deve partire dal basso.
In questo senso, prendendo esempio da don Lorenzo Milani, si può rischiare e scommettere per essere protagonisti nel luogo in cui si abita. Partire dal basso, appunto. Il cambiamento, per realizzarsi, deve partire dal desiderio; un concetto dimostrato dall’Italia del secondo dopoguerra.
Nel pomeriggio i partecipanti si sono divisi in gruppi, guidati dagli animatori del progetto “Prove tecniche di volontariato”. Dalla fase di ascolto si è passati a quella generativa, in cui si sono costruite alcune basi utili a indirizzare il percorso futuro del MoVI.
I gruppi hanno trattato questi temi:



Il video
Insomma, una straordinaria ricchezza sociale che non finisce neanche nella cronaca locale e che oggi ha bisogno di incoraggiamento.
Di certo, malgrado il territorio registri esplosioni di violenza come quella di pochi giorni fa, la strada aperta è quella da giusta.