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“Goal in Rete”: cinque reti nazionali alleate per educare alla pace e sostenere le comunità locali

Il MoVI guida un partenariato nazionale per rafforzare i gruppi territoriali e promuovere comunità educanti, solidali e competenti

    Il MoVI – Movimento di Volontariato Italiano è capofila di “Goal in Rete”, un progetto di respiro nazionale che riunisce cinque reti storiche del volontariato popolare (MoVI, CIPSI, ACMOS–I Care, AICAT e CILAP), insieme ad associazioni e realtà territoriali impegnate nella costruzione di comunità solidali. L’obiettivo centrale del progetto è attivare un’organizzazione condivisa fra le reti per rafforzare la capacità di sostenere l’azione dei gruppi locali, nella prospettiva dello sviluppo locale sostenibile e della promozione di comunità educanti, generative e competenti. Il progetto è stato finanziato dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali nell’ambito dell’Avviso pubblico 2/2023. Un Paese in movimento: la mappatura delle iniziative per la pace - Nelle ultime settimane, le attività educative sulla pace e sui diritti umani hanno vissuto un forte impulso in tutta Italia. Un primo “esperimento” di mappatura promosso da Goal in Rete ha raccolto e reso visibili decine di iniziative spontanee, confermando la volontà di scuole, associazioni e cittadini di costruire un futuro fondato sulla nonviolenza, sul dialogo e sulla giustizia sociale. L’iniziativa, diffusa tramite un passaparola capillare, ha coinvolto oltre trenta associazioni, quaranta città, decine di scuole e centinaia di classi. A Milano, per esempio, l’Istituto Comprensivo Italo Calvino ha dato vita al progetto “Colori di pace”, in cui dieci classi hanno sperimentato giochi di ruolo sulla gestione dei conflitti e laboratori dedicati al linguaggio del corpo. A Reggio Calabria, invece, il MoVI accompagna da tempo un istituto superiore in percorsi formativi su cittadinanza attiva e diritti. Molto significativo anche il contributo del Movimento di Cooperazione Educativa, che ha animato un movimento ampio e inatteso con la realizzazione delle “Lettere di pace”: centinaia di scuole in 38 province hanno coinvolto bambini e ragazzi nella scrittura di messaggi indirizzati ai capi di Stato e all’ONU. Parallelamente, la storica Carovana dei Pacifici, nata dalla Casa delle Arti e del Gioco di Mario Lodi, continua a rinnovarsi grazie alla creatività di scuole, biblioteche e associazioni; tra le iniziative più recenti spicca “Sole sui frutti di pace” in Bosnia Erzegovina. Non sono mancati i collegamenti con i territori colpiti dalle guerre: il MoVI e il MEAN hanno infatti portato una missione di solidarietà in Ucraina con la partecipazione di 110 volontari, mentre l’ONG Vento di Terra continua il proprio impegno verso Gaza. Anche la dimensione della giustizia climatica si intreccia con questo quadro: la Ong CeVI, di Udine, ha partecipato alla Cupola dei Popoli — in parallelo alla conferenza ONU sul clima — promuovendo attività sulla sostenibilità e sulla demilitarizzazione in venti istituti scolastici della provincia. La redazione di Comune, insieme alla web radio People Help the People di Palermo, ha raccolto e raccontato molte di queste esperienze attraverso una serie di podcast diffusi oggi, in occasione della Giornata mondiale dei diritti umani. Un modello di partenariato per comunità più forti - “Goal in Rete” rappresenta un nuovo modo di lavorare insieme tra reti nazionali e realtà territoriali. Al progetto partecipano infatti, oltre alle cinque reti promotrici, partner operativi quali ACMOS APS, Oghogo Meye ODV, AICAT ODV, MoVI FVG ODV, MoVI Lazio ODV, CEVI ODV, PHP APS, Casa dei Diritti Sociali ODV, MoVI Reggio Calabria ODV, APS Prato in Fiera e Persone Comuni APS. Collaborano inoltre CIPSI, CILAP, VIM, CNELP e GMA. Il progetto promuove la condivisione di percorsi di studio e formazione che mettono al centro la generatività, la partecipazione e gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile, con l’intento di rafforzare capacità, strumenti e visione delle realtà che quotidianamente animano i territori. Verso una rete nazionale stabile e generativa - Con Goal in Rete, le organizzazioni coinvolte intendono consolidare un modello nazionale di cooperazione, capace di sostenere in modo continuativo i gruppi territoriali, valorizzare le loro buone pratiche e alimentare un ecosistema sociale ed educativo più forte, coeso e orientato al futuro.

Dieci anni di Scuole Aperte e Partecipate: il MoVI lancia il Decalogo per l’Orizzonte 2030

Al termine della Conferenza Nazionale del MoVI, le realtà italiane che hanno preso parte al progetto firmano il manifesto che guiderà la trasformazione delle scuole in spazi di bene comune.

Si è conclusa ieri a Roma la Conferenza Nazionale organizzata dal MoVI – Movimento di Volontariato Italiano per celebrare e discutere i dieci anni del progetto “Scuole aperte e Partecipate”. Un appuntamento che ha riunito le diverse realtà nazionali che nel corso degli anni hanno dato vita, in oltre quindici città italiane, a una rete di scuole che si aprono al territorio, restituendo alla comunità spazi vivi di cittadinanza, partecipazione e inclusione. Nato nel 2015 dall’esperienza dell’Associazione Genitori Scuola Di Donato di Roma, il progetto ha via via trasformato gli edifici scolastici in luoghi di socialità, educazione e cura condivisa. Le Scuole aperte e partecipate sono sorte per rispondere a un bisogno semplice e profondo: fare della scuola un bene comune. In un tempo segnato da disuguaglianze educative e solitudini sociali, l’apertura oltre l’orario scolastico ha restituito alle scuole il loro ruolo originario di presidi civici e culturali, capaci di costruire legami, prevenire marginalità e generare comunità. Il progetto ha messo in rete scuole, famiglie, enti locali e associazioni, dando vita a una comunità educante nazionale. Attraverso patti educativi, co-progettazioni e reti territoriali, le Scuole aperte e partecipate hanno dimostrato che l’educazione non è un servizio da erogare, ma un processo da vivere insieme. Dopo dieci anni di sperimentazione e di pratiche condivise, il MoVI rilancia la sfida per l’Orizzonte 2030: trasformare almeno mille scuole italiane in spazi di bene comune, aperti alla partecipazione dei cittadini, dove educazione, inclusione e democrazia si intrecciano. All’interno della Conferenza Nazionale, le realtà che animano la rete hanno lavorato in modo condiviso alla definizione del Decalogo delle Scuole Aperte e Partecipate, un manifesto di valori e impegni ispirato al Vademecum nazionale delle buone pratiche e pensato per orientare le politiche educative e sociali dei prossimi anni. Il Decalogo si articola in dieci principi che guidano la trasformazione delle scuole in motori di comunità, innovazione e giustizia sociale  

Orizzonte 2030: Il Decalogo delle Scuole aperte e Partecipate

  1. Aprire gli spazi, liberare le energie Le scuole devono essere luoghi vissuti da tutta la comunità anche oltre l’orario scolastico: aule, cortili, palestre e teatri diventano spazi civici, di incontro e di crescita collettiva. 
  2. Coltivare la cura come bene comune Prendersi cura della scuola significa prendersi cura del territorio. Ogni gesto di manutenzione, bellezza e accoglienza diventa atto educativo e civico. 
  3. Tessere reti di fiducia Le Scuole aperte e partecipate e partecipate e partecipate e partecipate nascono dal dialogo tra genitori, studenti, docenti, associazioni, enti locali e cittadini. La rete è la trama che tiene insieme le energie e garantisce continuità e sostenibilità. 
  4. Promuovere la corresponsabilità Tutti sono protagonisti: studenti, genitori, educatori, volontari, amministratori. La corresponsabilità genera appartenenza e costruisce comunità educanti. 
  5. Valorizzare la partecipazione La partecipazione è il motore della scuola aperta: si costruisce nei processi decisionali, nella co-progettazione e nella condivisione delle scelte. 
  6. Sperimentare nuove alleanze istituzionali I patti di collaborazione e i patti educativi di comunità sono strumenti concreti per rendere le scuole laboratori di democrazia e di amministrazione condivisa. 
  7. Apprendere nella pratica e nella relazione L’apprendimento avviene anche fuori dall’aula, nei contesti di vita e di comunità. Ogni esperienza di collaborazione è occasione di crescita reciproca e di educazione alla cittadinanza attiva. 
  8. Sostenere la rete nazionale delle Scuole aperte e partecipate e partecipate e partecipate e partecipate Condividere saperi, esperienze e risorse tra territori per far crescere un movimento diffuso di Scuole aperte e partecipate e partecipate e partecipate e partecipate e partecipate come infrastruttura educativa del Paese. 
  9. Rendere visibile il valore sociale della scuola La scuola aperta non è solo un luogo di istruzione, ma un presidio civico, culturale e democratico capace di contrastare la povertà educativa e generare coesione. 
  10. Pensare al futuro come bene comune L’orizzonte 2030 è una scuola che educa alla cittadinanza solidale, alla sostenibilità e alla responsabilità condivisa: una scuola che forma cittadini generativi, capaci di “abitare” il mondo insieme.

Il MoVI in missione di pace in Ucraina: oltre 100 volontari a Kyiv. Per una missione di solidarietà e speranza

Il MoVI - Movimento di Volontariato Italiano è tornato in prima linea con una nuova missione internazionale in Ucraina, partiti il 1 ottobre, insieme al MEAN - Movimento Europeo di Azione Nonviolenta. Sono oltre 100  i volontari coinvolti, in gran parte italiani ma anche provenienti da Spagna e Inghilterra, in un’iniziativa che ha toccato la città di Kyiv, luogo simbolo della resistenza e della fragilità del Paese sotto attacco. Per il MoVI questa missione non rappresenta soltanto un’azione di solidarietà, ma un gesto politico e civile che intende rompere l’indifferenza e riaffermare il ruolo attivo della società civile anche in tempo di guerra. “Non ci limitiamo a portare aiuti - spiega Gianluca Cantisani Presidente del Movimento - Vogliamo rompere l’isolamento, restituire speranza e costruire legami duraturi. La pace non si costruisce a distanza, ma con la presenza e la corresponsabilità”. L’iniziativa nasce dalla convinzione che la solidarietà non debba fermarsi di fronte ai conflitti, ma anzi debba trovare proprio lì la sua massima espressione. Essere accanto alle popolazioni ucraine significa non solo dare conforto materiale, ma alimentare la speranza in un futuro possibile e condiviso, che è un bisogno vitale al pari del cibo o delle cure. È anche un modo per reagire al senso di impotenza che spesso immobilizza di fronte a eventi di dimensioni globali come le guerre, dimostrando che la società civile ha la forza e la responsabilità di agire laddove le istituzioni non sempre riescono a muoversi in maniera coordinata e lungimirante. Dal 2 ottobre, con l’arrivo a Kyiv, fino ad oggi 4 ottobre, i volontari del MoVI e del MEAN hanno incontrato comunità locali, associazioni e cittadini, per condividere esperienze e avviare percorsi comuni. Il rientro al confine con la Polonia è previsto per domani 5 ottobre. È un viaggio breve ma significativo, che vuole lanciare un messaggio chiaro: la pace non è solo il frutto di negoziati tra governi, ma anche della capacità delle comunità di costruire legami oltre i confini e le barriere della guerra. Questa missione si inserisce in un impegno di lungo periodo. Con il progetto MEAN, infatti, il MoVI ha assunto la responsabilità di un percorso al fianco della società civile ucraina, che continuerà in futuro anche, si spera al più presto, nel difficile periodo post-bellico. L’obiettivo è accompagnare e sostenere i processi di auto-organizzazione dal basso, aiutando la popolazione a prendere le distanze da modelli oligarchici e autoritari e aprendo la strada a una nuova stagione di democrazia e partecipazione. Non si tratta dunque soltanto di una mobilitazione eccezionale, ma di un atto dimostrativo che intende contaminare il pensiero comune e stimolare la creazione di strumenti permanenti di pace, come i Corpi Civili di Pace, capaci di istituzionalizzare l’impegno delle società civili europee in contesti di conflitto. Il MoVI, già presente in Ucraina dal 2022 con una prima missione estiva, ribadisce così la sua vocazione: non tirarsi indietro, assumersi la corresponsabilità delle grandi sfide del nostro tempo e riaffermare che la solidarietà può e deve superare i confini.

Nessuno può essere felice se non lo sono anche gli altri

  Nella sede romana del Parlamento Europeo Maurizio Marrale, presidente MoVI Lazio, ha parlato di Europa con molti giovani: "Ho portato il saluto del MoVI e del Presidente Gianluca Cantisani, ringraziando dell’invito Salvatore Fiaschi. Quale tipo di Europa amano i volontari è chiaro: una Europa della libertà, della solidarietà, dell’integrazione, dell’inclusione, della cultura e della creatività. Di fronte ai governi che si danno come unica politica comune quella del riarmo c’è per noi molto lavoro da fare. Dobbiamo lavorare con i volontari italiani ed europei per gli Stati Uniti d’Europa, per la realizzazione della Difesa Popolare Nonviolenta, per una Europa dei diritti e della felicità. E’ stato importante ricordare che David Sassoli, durante la pandemia, da Presidente del Parlamento Europeo aprì le porte dei palazzi del Parlamento alle persone che vivevano per strada, sottolineando così il grande valore della solidarietà. C’è bisogno dei volontari e soprattutto dei giovani per cambiare le cose, con un impegno collettivo straordinario perché “è impossibile essere felici se non lo sono anche gli altri!” (Giorgio Gaber)"    

05/07/2023 – Riunione di insediamento del Coordinamento Nazionale: Gianluca Cantisani confermato alla presidenza

Mercoledì 5 luglio 2023 si è tenuta, in videoconferenza, la prima riunione del nuovo Coordinamento Nazionale, emerso in seguito all'Assemblea Nazionale di Frascati, del 2-4 giugno scorsi. L'incontro si è aperto con una riflessione sull'Assemblea del MoVI, con una particolare enfasi sulla relazione tenuta dal professor Mauro Magatti sullo stato e sulle prospettive future del volontariato italiano. Le considerazioni emerse a tal proposito hanno rappresentato lo slancio per la definizione di una proposta riguardo al percorso da intraprendere nel prossimo triennio di attività del MoVI. Il filo rosso che ha accomunato gli interventi che si sono avvicendati è la necessità di un percorso condiviso, che coinvolga tutte le realtà territoriali in cui si articola attualmente il Movimento, con l’obiettivo di ampliare la partecipazione e la condivisione delle esperienze dei gruppi e delle reti. Ma soprattutto, sarà centrale la ricerca e il collegamento con le nuove forme dell'azione civica e volontaria, le riserve di gratuità che generano esperienze e pratiche nuove e capaci di rilanciare e dare forza a quei "legami che fanno bene" di cui oggi la nostra società ha sempre più bisogno per invertire la rotta e arginare processi disgregativi e disumanizzanti sempre più evidenti. Intercettare la "nuova vita" e lavorare dal basso, quindi, sono le bussole che devono orientare il nostro cammino da qui ai prossimi tre anni. In questo senso, la chiamata all’azione che ci riguarda nel prossimo futuro ci è già ben nota: fare del MoVI una casa comune del volontariato italiano. Gli strumenti delle Officine e delle reti territoriali e regionali sono fondamentali a questo obiettivo, e vanno quindi rilanciati laddove attualmente assenti o carenti. Investire nel dialogo, nella formazione e nella partecipazione affinché si moltiplichino quelle esperienze generative che sono linfa vitale per le comunità nelle quali - e per le quali - operiamo. Per farlo, è necessario che ognuno di noi metta a disposizione le proprie competenze, e che si attivi per accompagnare il MoVI nel processo di cambiamento radicale che sta interessando il mondo del volontariato nella nostra società. Il Coordinamento Nazionale ha, inoltre, provveduto alla elezione delle cariche sociali. Gianluca Cantisani è stato confermato Presidente del MoVI e Giovanni Serra Vicepresidente. Si è deciso, inoltre, di non costituire un ufficio di presidenza esteso, ma di rafforzare la responsabilità dei membri del Coordinamento, con la programmazione di incontri più frequenti, per una gestione condivisa della rete nazionale. Insomma, il lavoro che ci aspetta sarà sicuramente lungo e faticoso, ma le attuali premesse fanno ben sperare in un fruttuoso raccolto. Non resta che metterci in marcia!

Assemblea nazionale – Frascati, 2-4 giugno 2023

DOCUMENTO DI INDIRIZZO

L’assemblea nazionale del Movimento di Volontariato Italiano, riunita a Frascati dal 2 a 4 giugno 2023, riconosce e valorizza il cammino di lettura dei segni dei tempi, di riflessione e di esperienza condivisa, percorso dal Movimento negli ultimi anni per rinnovare il proprio modo di interpretare la missione originaria alla luce dei profondi cambiamenti sociali, culturali e normativi di oggi.  In particolare richiama e fa propri:  - i passi compiuti con la strategia “Strade nuove”, avviata nel 2012, per leggere le nuove forme e le nuove sfide dell’impegno gratuito in Italia,  - le visioni e le scelte che hanno condotto alla riforma del proprio statuto nel 2021, - i passaggi di avvicinamento all’assemblea vissuti con il Laboratorio nazionale del 2021 e la Conferenza nazionale del 2022.  Confermando il desiderio di un rinnovamento che, nella fedeltà alle sue radici, renda il Movimento ancora significativo nel tempo presente, l’Assemblea nazionale assume i seguenti indirizzi che affida all’attuazione di tutte le sue articolazioni – reti territoriali, reti regionali e organismi nazionali – per i prossimi anni.  Il principio di azione che orienta e fa da filo conduttore delle scelte del movimento è la costruzione di LEGAMI, che riguarda, allo stesso tempo:  - l’attenzione a ricreare relazioni, legami vitali e sociali, spazi e occasioni di interdipendenza come peculiarità dell’azione del volontariato nella società;  - proporsi come “Casa comune del volontariato” dove costruire e tessere legami tra le organizzazioni e tra le esperienze di azione volontaria;  Questo per dare forza dal basso ad una nuova azione sociale per il cambiamento verso una società sempre più umana e realmente sostenibile, contrastando un processo di disgregazione sociale, distruzione dell’ambiente, esplosione delle diseguaglianze, ritorno della guerra (effetti di un’epoca entropica).   
LEGAMI COME OGGETTO E MODALITÀ PECULIARE DELL’IMPEGNO VOLONTARIO: dal “volontariato dei servizi efficienti” al “volontariato che rifonda reali possibilità di vita comune per tutti” 
Il tempo che viviamo è caratterizzato da processi di disgregazione (entropia) che richiedono di rifondare dal basso una società alternativa basata su legami di vita. Nelle attività del volontariato dobbiamo privilegiare e ricercare, più che l’efficienza dei servizi, azioni che “sperimentano quanto di più umano non è ancora stato generato” (Luciano Tavazza): nuovi modi di rispondere ai bisogni, di fare scuola, di abitare, di riconciliare fratture e squilibri. Un volontariato che se perde lo “spirito”, l’ispirazione vitale fondante, perde la sua ragione d’essere e diventa parte esso stesso del problema che vorrebbe invece risolvere.  Le reti MoVI a tutti i livelli si devono quindi impegnare a cercare, valorizzare, collegare esperienze vitali e generative che nascono in tutti i luoghi della vita sociale, che si riconoscano o meno nella forma del volontariato tradizionale.  Particolare cura cercheremo di avere nel riconoscere che tra queste esperienze molte derivano dall’impegno autonomo di gruppi giovanili, capaci di innovare e aprire strade nuove. Provengono inoltre dalle nuove forme di impegno civico solidale capaci di animare i territori, promuovendo il protagonismo di ogni persona, con uguale presenza di uomini, donne, di ogni origine e cultura, senza discriminazioni di sorta.  Inoltre ci impegniamo a promuovere nuove opportunità di condivisione, impegno e sviluppo personale per tutte quelle persone, giovani compresi, che hanno vite complicate, spesso non compatibili con le forme tradizionali dell’impegno volontario.   
MOVI CASA COMUNE DEL VOLONTARIATO 
Dal punto di vista del movimento questo si traduce nel proporsi come CASA COMUNE per tutte le esperienze di volontariato e azione civica dal basso. Questo comporta i seguenti principali impegni e indirizzi da sviluppare nell’azione del Movimento ai diversi livelli:  - Superare l’autoreferenzialità dei gruppi e costruire ponti e relazioni per contribuire al cambiamento sociale vivendo e testimoniando una rinnovata cultura della solidarietà e un modo nuovo di intendere la vita sociale oltre l’individualismo;  - Aprire il Movimento alle più diverse realtà dell’agire solidale e gratuito, collegando gli enti iscritti e non iscritti ai registri, le realtà formali e i gruppi di volontariato non organizzati;  - Proseguire il sostegno e la promozione di nuove reti nei territori nel rispetto dei propri tempi di crescita e di maturazione.  Modalità e strumenti per fare Casa saranno per noi:  - La ricerca di luoghi fisici da condividere per progetti di rete e di comunità (beni confiscati, case per la pace, case della comunità/di quartiere, case del volontariato, scuole aperte partecipate, ecc); - La costruzione dal basso di reti e azioni condivise, anche attraverso la promozione di attività formative (officine) e nuove modalità di ricerca e costruzione collettiva di analisi, linee d’azione e progetti;  - Sostenere e organizzare occasioni ampie e trasversali di confronto, riflessione, rilettura del nostro agire per costruire una visione ampia sulle sfide del sociale, dell’educazione, dei beni comuni, della legalità, degli stili di vita, dell’economia solidale, del bene salute per tutti (cantieri);  - La comunicazione interna ed esterna per favorire la narrazione di esperienze vitali e generative che vengono riconosciute nella comunità e/o sperimentate dalle realtà collegate;  - Condividere e rilanciare la dimensione politica dell’azione trasformatrice della società civile organizzata e del volontariato;  - Ricercare e consolidare modalità di amministrazione condivisa e di nuovi rapporti con le istituzioni, anche attraverso gli strumenti della co-programmazione e co-progettazione e di partecipazione democratica di base, non come strumenti per realizzare servizi più efficienti ma come strada per rilanciare e attuare pienamente la nostra Costituzione ed in particolare il comma 4 dell’art 118; - Mantenere, consolidare relazioni e collaborazioni con organismi di coordinamento e rappresentanza, altre reti e campagne, in Italia e in Europa, sviluppando anche relazioni con organismi simili al nostro all’estero. 
LINEE DI AZIONE PER I DIVERSI LIVELLI DEL MOVIMENTO 
L’Assemblea affida al Coordinamento Nazionale l’elaborazione di una proposta di articolazione degli obiettivi e degli impegni del presente documento ai diversi livelli del movimento: reti territoriali, reti regionali, rete nazionale e gruppi tematici e progettuali. Tale elaborazione verrà diffusa a tutti i livelli del movimento.

Censimento ISTAT sul non-profit: l’analisi di Giovanni Serra

Il dato più evidente nel Censimento ISTAT sul non profit italiano è sicuramente il calo drammatico dei volontari. Fra il 2015 e il 2021 si passa da 5,5 milioni a 4,6. Dunque, circa 900 mila volontari in meno, un dato certamente preoccupante. Quello che va precisato, però, è che l’Istat non evidenzia una riduzione del volontariato in Italia – su questo non sono stati forniti dati – quanto una riduzione dei volontari nelle istituzioni non profit. Ciò che si può dire è che vi siano meno volontari nelle organizzazioni censite, non meno persone impegnate in azioni gratuite nel Paese. Alcuni commentatori hanno interpretato questo fatto come l’esito delle restrizioni dovute al Covid: il distanziamento sociale avrebbe indotto molti a ritirarsi nel privato. Non si può escludere questo, benché tutti abbiamo avuto modo di osservare come proprio la drammaticità del periodo pandemico abbia indotto tante persone a darsi da fare gratuitamente per gli altri, dunque a fare volontariato. In attesa di conoscere i dati di dettaglio raccolti dall’Istat, possiamo provare a fare una considerazione. Se i volontari amano di meno impegnarsi nelle organizzazioni del Terzo settore, questo potrebbe anche essere un problema che dipende dalle organizzazioni stesse. Ci sono alcune domande che sarebbe opportuno farsi, dalla cui risposta forse può dipendere il futuro del volontariato organizzato. Ad esempio, quale tipo di volontariato è richiesto oggi? Le proposte di volontariato sono compatibili con la vita sempre più complicata di giovani e adulti nel tempo della precarietà lavorativa e di un welfare largamente a carico delle famiglie? Ancora, quale spazio è offerto ai volontari, perché siano effettivamente partecipi della vita e delle scelte delle organizzazioni? Come si organizzano i tempi delle associazioni, perché siano conciliabili con gli altri tempi della vita? E infine, quanto sono coerenti le missioni delle organizzazioni con i grandi temi che sfidano la società attuale e che mobilitano tanti giovani (la crisi ambientale e i diritti negati, fra tutti)? E quanta bellezza (o quanta stanchezza) si percepisce nell’agire dei volontari storici, perché sia attrattiva di nuovo impegno? I risultati del Censimento saranno ulteriore occasione di pessimismo associativo e poco più, se non riusciranno a scuotere i nostri gruppi e le nostre organizzazioni perché smettano di dare le spalle al futuro.   Giovanni Serra

Censimento ISTAT: il non-profit come volano per l’innovazione

Una “Forza gentile”: così più volte è stata definito il mondo del volontariato il giorno della presentazione dei dati ISTAT il 10 maggio scorso. Il «Volontariato è una dimensione profondamente civile del nostro Paese», ha sottolineato in apertura Francesco Chelli, consigliere ISTAT. E il rapporto presentato lo testimonia. Si tratta della seconda edizione della Rilevazione multiscopo legata al Censimento permanente delle istituzioni non-profit (INP), realizzata nel periodo marzo–novembre 2022 su un campione di 110mila realtà. Più del doppio della prima rilevazione. L’obiettivo, si legge nel comunicato, è stato «cogliere le peculiarità, il ruolo e la dinamicità di un settore strategico come il non-profit in Italia, fornendone un quadro statistico ufficiale e affidabile». Il tutto, a partire dal Registro statistico delle Istituzioni non-profit, con la consapevolezza che le cosiddette rilevazioni campionarie multiscopo (realizzate con frequenza triennale) «rendono possibili approfondimenti tematici specifici rilevanti per policy makers, cittadini e stakeholder». Ecco, quindi, che «i dati rilevati in questa edizione restituiscono informazioni su aspetti caratteristici e specifici del settore come le attività svolte dalle INP e i loro destinatari, le dimensioni economiche, le reti di relazioni, la comunicazione e la raccolta fondi, l’innovazione sociale, ma anche su tematiche più generali quali la responsabilità sociale, gli obiettivi di sviluppo sostenibile, la digitalizzazione e le conseguenze provocate dalla recente emergenza sanitaria da Covid-19». Proprio nella pandemia, il sistema, pur essendo stato messo a dura prova, nonostante tutto si è confermato un “presidio di solidarietà”, rivelando il suo ruolo chiave. Per due caratteristiche ineludibili, e che il Movi sottolinea come importanti e costitutive da tempo: prima, la capacità di costruire relazioni/reti stabili, strutturate e durature; la seconda, il suo radicamento sul territorio, con la capacità di coglierne bisogni ed esigenze, interpretarle e rispondere efficacemente secondo particolarità e specificità proprie. Ecco come il Terzo settore assume così un ruolo di “volano di innovazione”. È stato importante, si è più volte sottolineato nel corso della presentazione, poter diffondere i primi dati a soli cinque mesi dalla chiusura della rilevazione: entro l’anno in corso saranno comunicati i dati definitivi in base al Registro statistico delle INP (aggiornato al 31 dicembre del ‘21). Per quanto riguarda aspetti tematici di particolare rilevanza, relativi alle attività svolte dalle istituzioni non-profit orientate a categorie sociali portatrici di disagi specifici, fragili e/o vulnerabili, inoltre, si pensa di coinvolgere in futuro nella raccolta e nella interpretazione, proprio le organizzazioni che lavorano sul campo. Qualche dato particolare, in sintesi. Le istituzioni non-profit attive in Italia sono 363.499 e impiegano complessivamente 870.183 dipendenti. Tra il 2019 e il 2020 le INP crescono dello 0,2%, meno di quanto rilevato tra il 2018 e il 2019 (+0,9%), mentre l’incremento dei dipendenti si mantiene intorno all’1,0% in entrambi gli anni. Sebbene a partire dal 2018 siano cresciute di più nel Mezzogiorno, le INP presentano una distribuzione territoriale piuttosto concentrata: oltre il 50% è attivo al Nord, il 22,2% al Centro, il 18,2% e il 9,4% rispettivamente al Sud e nelle Isole Ma il dato più evidente nel Censimento ISTAT sul non-profit italiano, come afferma il nostro vicepresidente Giovanni Serra, è sicuramente il calo drammatico dei volontari. Fra il 2015 e il 2021 si passa da 5,5 milioni a 4,6. Dunque, circa 900 mila volontari in meno, un dato certamente preoccupante. Su questo aspetto è sorta una discussione su alcune testate: «alcuni commentatori – sottolinea Serra - hanno interpretato questo fatto come l’esito delle restrizioni dovute al Covid: il distanziamento sociale avrebbe indotto molti a ritirarsi nel privato. Non si può escludere questo, benché tutti abbiamo avuto modo di osservare come proprio la drammaticità del periodo pandemico abbia indotto tante persone a darsi da fare gratuitamente per gli altri, dunque a fare volontariato». Quello che va precisato, però, chiarisce il vicepresidente, «è che l’ISTAT non evidenzia una riduzione del volontariato in Italia – su questo non sono stati forniti dati – quanto una riduzione dei volontari nelle istituzioni non-profit. Ciò che si può dire è che vi siano meno volontari nelle organizzazioni censite, non meno persone impegnate in azioni gratuite nel Paese». Ed è certamente una osservazione da tener presente in linea generale anche per il nostro Movimento.   Ci sono poi altre conclusioni che i ricercatori traggono e che fanno riflettere. La forma giuridica che raccoglie la quota maggiore di istituzioni (85,2%) resta l’associazione, seguono le INP con altra forma giuridica (8,4%), le cooperative sociali (4,1%) e le fondazioni (2,3%). Su cosa si attivano le organizzazioni? Una istituzione non-profit su sette è orientata a persone con disagio. E tra le Istituzioni non-profit orientate al disagio oltre la metà si dedica alle disabilità fisiche e/o intellettive. Eppure, la quota di istituzioni che si avvalgono di volontari è più alta rispetto al dato nazionale (72,1%) nei settori dell’Ambiente (86% delle istituzioni attive nel settore), delle Attività ricreative e di socializzazione (85,6%), della Filantropia e promozione del volontariato (84,6%), della Cooperazione e solidarietà internazionale (83,1% del totale del settore) e dell’Assistenza sociale e protezione civile (78,3%) Sono rilevanti, inoltre, le “Relazioni significative” con i portatori di interesse (stakeholder), attivi nella maggior parte delle organizzazioni non-profit, ed è importante rilevare che gli stakeholder spesso sono coinvolti anche nella progettazione delle attività. Sull’uso di tecnologia digitale, invece, si è ancora un passo indietro: le piattaforme digitali sono sì, utilizzate da quattro fondazioni su 10. Non è un numero ancora significativo e per lo più tecnologie usate in modalità non particolarmente incidenti sugli obiettivi, cioè volte per lo più ad archiviare e gestire meglio la documentazione. La carenza di risorse finanziarie, (e anche una scarsa considerazione sulla necessità specifiche per gli obiettivi) è uno dei principali ostacoli alla digitalizzazione. Si legge (con soddisfazione), infine, nella sintesi del Report che «i volontari italiani rappresentano uno dei pilastri portanti del settore, svolgendo attività che incidono fortemente sullo sviluppo economico e sociale del paese, sulla qualità della vita, sulle relazioni sociali e il benessere dei cittadini. Occorre sottolineare quanto sia stato più che mai rilevante il loro contributo nel far fronte alle vulnerabilità e ai disagi sorti in seguito all’emergenza sanitaria da Covid-19». Ecco, allora, perché suonano indicative e positive, nella giornata di presentazione, le parole di Alessandro Faramondi (della direzione Centrale per le statistiche economiche dell’ISTAT): «La presenza dei volontari in modo capillare nelle istituzioni NP rappresenta un’opportunità per lo sviluppo del Paese». A cui fanno eco quelle di Alessandro Lombardi, direttore Generale del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali: «Il TS sempre più interlocutore anche nelle fasi importanti della nostra vicenda politica nazionale, come la costituzione di un Governo o per fare provvedimenti importanti. Vedi il Pnrr». Più che un auspicio: per i relatori, un fattore da tenere presente per lo sviluppo della Società civile nel nostro Paese.

Le reti territoriali del MoVI

Il MoVI dopo 40 anni ha cambiato lo statuto confermando il valore del radicamento territoriale ma dando alle reti locali il compito di ricostruire i legami sui territori e di mettere in rete le tante risposte che il volontariato cerca di dare localmente nell'ordinarietà e nell'emergenza. Dove le reti esistono, si è visto in pandemia, riescono ad essere pronte a dare risposte alle emergenze aiutando i cittadini e le stesse istituzioni. Dove le reti mancano e non ci sono più i  servizi di prossimità le reti MoVI possono provare a ricostruire quei legami che poi permettono, nelle emergenze, di essere pronti. Le reti territoriali MoVi si caratterizzano per la diversità delle realtà che le compongono. La diversità costringe ad integrare i punti di vista ed essere maggiormente inclusivi. La visione delle reti MoVi è sempre plurale ed aiuta, quindi, tutte le realtà di quel territorio. Non si tratta di una visione "sindacale" o "mutualistica" ma di una visione "responsabile" e "solidale" che non difende "una parte" o "i nostri" ma che è consapevole che solo se si difendono i diritti di tutti il paese cresce ed può aspirare a non lasciare indietro nessuno. Le reti territoriali MoVI hanno quindi un ruolo di riferimento per tutto il volontariato di un territorio e cercano di essere la casa comune di tutte le realtà, dentro e fuori dalla Riforma. Del resto il codice civile non è stato modificato, la Costituzione prevede la libera azione di cittadini singoli ed associati ed è necessario dare uguale dignità a tutte le forme del volontariato. Le reti locali MoVI accolgono tuti i volontariati, in qualsiasi forma si manifestano, e cercano di dargli voce in quanto espressioni di cittadinanza e partecipazione al bene comune.   Con il nuovo statuto tutte le reti MoVI sono state chiamate a rinnovarsi. In alcune regioni, in Sicilia, in Friuli, nel Lazio ed in Lombardia le reti territoriali MoVI hanno attraversato questo cambiamento traghettando le realtà esistenti. Gli statuti sono stati modificati, la costituzione delle reti locali ha seguito le regole dello statuto MoVi (più stringenti di quelli della Riforma), sono state convocate le assemblee ed anche rinnovate le cariche. In Sicilia le reti MoVI sono presenti intorno alla costituzione di "case del volontariato" a Caltanissetta e a Gela, a Termini Imerese e Mazara. A queste si aggiunge la storica rete di Palermo. In Friuli le storiche reti MoVI provinciali si sono trasformate in reti territoriali di Udine, Pordenone e Monfalcone. Nel Lazio sono nate tre nuove reti. La rete territoriale Roma Città Metropolitana ha raccolto le associazioni presenti intorno alla sede storica di via del Casaletto. A Frosinone è nata una nuova rete territoriale sulla spinta di un percorso di lavoro svolto insieme durato più di un anno. A Viterbo la rete territoriale ha raccolto le realtà già in rete da molto tempo. In Lombardia le reti storiche MoVI dei coordinamenti/collegamenti provinciali di Varese, Vigevano e Mantova hanno confermato l'adesione al MoVI anche come nuove reti territoriali. In Veneto intorno allo storico gruppo provinciale e regionale è nata la rete territoriale di Padova. In Abruzzo è nata una rete territoriale MoVI a l'Aquila intorno alla Casa del Volontariato nata dopo il terremoto. In Emilia Romagna sono nate due reti territoriali a Forlì-Cesena e a Ravenna che hanno intrapreso con il MoVi un percorso per dare una nuova strada ai propri territori e restituire rappresentanza al volontariato. In Puglia è rinata la storica rete di Foggia ed anche ad Andria una nuova rete territoriale dopo un lungo percorso di lavoro sul territorio. In Calabria sono nate tre nuove reti territoriali. A Reggio Calabria sono state le associazioni storiche vicine al MoVi che hanno rifondato mettendo in mano a nuove generazioni il cammino. A Cosenza la rete territoriale MoVI si è costituita con le realtà che già sono in rete e collaborano da molti anni. Nell'alto tirreno cosentino è in via di costituzione la rete territoriale Laos che raccoglie anche qui realtà che già collaborano da tempo sul territorio. In Sardegna è nata la rete territoriale Cagliari Città Metropolitana per iniziativa anche qui di un gruppo di realtà che già collabora da tempo. Nelle altre regioni sono in cammino gruppi promotori che devono fare la loro strada. Le reti territoriali MoVi non sono, infatti, reti temporanee di scopo o per partecipare a progetti, ma nascono per un obiettivo di medio-lungo termine che ogni rete individua in un percorso che abbiamo chiamato "Officina MoVI del futuro", un percorso che aiuta a dare un significato su quel territorio del fare rete insieme. "Passo dopo passo il cammino si fa" dice un detto brasiliano. Se le reti territoriali esistono e sono attive il cammino è in atto ed il MoVI c'è. Gianluca Cantisani

Aperte le iscrizioni al corso di formazione per gli operatori del Terzo Settore: COSTRUIRE RETI E AZIONI PER L’EDUCAZIONE ALLA CITTADINANZA GLOBALE

“Costruire reti e azioni per l'EDUCAZIONE ALLA CITTADINANZA GLOBALE”: è il corso che Solidarietà e Cooperazione CIPSI e CeVI ODV (Centro di Volontariato Internazionale) lanciano per la formazione all’Educazione alla Cittadinanza Globale, per  operatori del Terzo Settore, volontari della rete CIPSI e delle reti coinvolte nel progetto,  insegnanti e responsabili delle scuole, nell’ambito del progetto “Reti al Cubo per il benessere della persona, delle comunità, del pianeta”. Gli incontri si svolgeranno nei mesi di aprile e maggio 2023.

Gli Obiettivi del corso formativo sono: condividere riferimenti, approcci, pratiche di Educazione alla Cittadinanza Globale nei percorsi di educazione formale, educazione non formale, attività di informazione e sensibilizzazione; conoscere e condividere le competenze di cittadinanza globale; favorire lo sviluppo di idee e collaborazioni per future attività.

La formazione di svilupperà in 4 sessioni, 3 in modalità on-line e 1 in presenza, secondo il seguente calendario:

18 aprile ore 17-19 incontro online

26 aprile ore 17-19 incontro online

3 maggio incontro in presenza di 1 giornata (sedi da definire)

16 maggio ore 17-19 incontro online di chiusura.

Paola Berbegliacoordinatrice didattica del corso, ha dichiarato: “L'educazione alla cittadinanza globale è la prima delle competenze richieste ai giovani per collocarsi sul mercato del lavoro, secondo il gruppo scuole della Banca mondiale. L'ECG è anche definita come il prerequisito per l'acquisizione di tutti gli obiettivi di sviluppo sostenibile secondo l 'Avis. L'ECG è anche oggetto di strategie politiche pubbliche a livello nazionale e internazionale. L'ECG è parte essenziale e potenziale dell'insegnamento sull'educazione civica. Acquisire competenze in ambito cognitivo socio emotivo e comportamentale è l'obiettivo di questo corso”.

Il Programma più dettagliato è il seguente.

 

Prima sessione - 18 aprile ore 17-19 incontro online

- Introduzione all’ECG

- Contenuti della strategia italiana

- La strategia europea

 

Seconda sessione - 26 aprile ore 17-19 incontro online

- L’ECG nell’educazione formale, educazione non formale attività di informazione e sensibilizzazione;

- L’approccio della Teoria del cambiamento

Terza sessione – 3 maggio incontro in presenza

- Esperienze, buone pratiche, priorità e idee nel campo dell’ECG (lavoro interattivo)

- Compiti per casa a gruppi: impostazione di idee, bozze di progetti

 

Quarta sessione - 16 maggio ore 17-19 incontro online di chiusura.

- Presentazione dei compiti per casa

- Discussione

- Valutazione del percorso

Per partecipare è necessario iscriversi alla Segreteria Organizzativa CIPSI del corso, Francesca Giovannetti, compilando la Scheda di iscrizione & informativa privacy e inviandola, via mail, a cipsi@cipsi.it

  Il progetto è realizzato con il finanziamento concesso dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali per l’annualità 2021 a valere sul Fondo per il finanziamento di progetti e attività di interesse generale nel terzo settore di cui all’art. 72 del decreto legislativo n.117/2017.